Genova. Giorgio Pagano ha deciso di ritirare la sua candidatura alla presidenza della Regione. La scelta è arrivata dopo 24 ore di riflessione. Pagano avrebbe dovuto guidare un gruppo eterogeneo di associazioni che volevano dar vita a una lista civica.
“Un atto di responsabilità nel nome della lotta alle frammentazioni e alle divisioni”, spiega Pagano, a cui Luca Pastorino e i segretari di Sel e Rifondazione avevano chiesto di entrare nella squadra. Ma l’ormai ex candidato ha anche chiarito che non sarà il capolista di Luca Pastorino.
“Ho cercato fino all’ultimo l’alleanza – dice Pagano in una lettera inviata ai suoi sostenitori – in vista delle elezioni regionali, con i piccoli partiti della sinistra, ma il tentativo è stato reso impossibile da una operazione politica vecchia e stantia, organizzata da minoranze partitiche che contano sempre meno, non hanno una reale visione alternativa e si rifugiano da tempo in una cultura minoritaria e perdente che parla a pochissimi e allontana le tante persone disamorate dalla politica per colpa di questa politica”.
“Non rinnego il tentativo, che andava fatto: ma l’esito è stato fallimentare, e le responsabilità politiche sono evidenti. Non esistono dunque le condizioni perché io possa accettare la proposta che mi è stata fatta dal candidato a Presidente e dai dirigenti nazionali dei piccoli partiti di aderire a questa operazione assumendo il ruolo di capolista”.
Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista e Sinistra Europea, ha dichiarato: “Ho invitato nei giorni scorsi Giorgio Pagano e Luca Pastorino a operare per una valorizzazione unitaria delle rispettive candidature. Considero quella strada la via maestra su cui muoversi e mi permetto di chiedere a Giorgio Pagano, che ha annunciato oggi il ritiro della sua candidatura, di ripensare la sua disponibilità a fare il consigliere regionale. Ritengo infatti che l’unità delle forze di sinistra (politiche, sociali, culturali) fuori dal centro sinistra non sia un’operazione innovativa se viene fatta con un candidato presidente e diventi una operazione politica vecchia e stantia se viene fatta con un altro presidente. La costruzione dell’alternativa richiede disponibilità, capacità di ascolto ma anche grande volontà unitaria”.