Plodio. E’ ancora lucido e arzillo e nonostante preferisca parlare in dialetto valbormidese e non in italiano, Ernesto Prando, classe 1919, scampato alla Campagna di Russia, ha raccontato la sua storia, di come sia riuscito a fuggire da Chiusa d’Isarco nel ’43, quando venne ucciso l’alpino Arturo Visca, che lui ha conosciuto, essendo entrambi della Divisione Cuneense, Battaglione di Pieve di Teco.
Ancora molto lucido, ha accolto con gioia la notizia del ritrovamento, dopo 71 anni, delle spoglie di una Penna nera (in un cimitero in Provincia di Bolzano), che non è sopravvissuto, come lui, alle atrocità della Guerra. Assieme erano stati arruolati e assieme sono partiti da Plodio per la guerra.
Arturo Visca, classe 1916, è stato ucciso a Chiusa d’Isarco, in Alto Adige, da una rappresaglia offensiva dei tedeschi il 9 settembre 1943 e fino a pochi mesi fa era considerato uno dei tanti dispersi.
Lui, Ernesto Prando, alla veneranda età di 96 anni, ha raccontato come è riuscito a scappare dalla rappresaglia tedesca nella quale ha invece trovato la morte Arturo Visca, fuggendo dalla valle di Chiusa d’Isarco: “E’ stata una bambina a chiamarci assieme ad altri due fuggitivi, dicendo di seguirla. Poi siamo arrivati ad una casa dove il babbo di questa bimba ci ha nascosto, in una cantina, dandoci tre patate da mangiare…”
“Ne avevamo visti di tutti i colori, avevamo paura, era pieno di tedeschi in giro: verso la mezzanotte in strada abbiamo sentito marciare l’esercito nemico. Siamo stati fermi, immobili, nella speranza che non ci fosse un controllo. Poi verso la mezzanotte il padre della bimba ci ha condotto sulla strada del paese, da dove siamo poi scappati per metterci al riparo dai tedeschi”.
Enrica Bertone