Alassio. Patrimonio conteso: capitolo secondo. Nel procedimento che coinvolge gli eredi del cavalier Pasquale Balzola infatti è stato tirato in ballo anche quella di sua mamma, la signora Maria Teresa Verda, scomparsa dopo il figlio nel settembre del 2013.
Nell’azione di riduzione avviata da Laura Bagnoli, ex moglie di Pasquale Balzola (totalmente esclusa dalle disposizioni testamentarie), si sono infatti inseriti anche i figli della signora, Rinaldo e Valentina, che, oltre alle verifiche sul testamento del padre, hanno avanzato dubbi anche sulla distribuzione dei beni della nonna. E così il giudice del tribunale di Savona prenderà in esame anche il patrimonio immobiliare della signora Maria Teresa Verda (che con testamento olografo datato 16 luglio 2013 era stato “arbitrariamente” ripartito tra i quattro nipoti), e i suoi beni mobili (ci sarebbero oggetti di valore, conti correnti e investimenti bancari, alcuni estinti prima della morte) per un valore complessivo di circa due milioni.
Sullo sfondo dell’azione civile avviata dalla signora Bagnoli, che coinvolge anche la seconda compagna di Pasquale Balzola, Marisa Brunengo, oltre che i quattro figli dell’imprenditore alassino, c’è anche il risvolto penale della vicenda con un esposto per appropriazione indebita. Il 20 ottobre scorso infatti in Procura è stata presentata una querela nella quale Rinaldo e Valentina Balzola, unitamente alla madre, sospettano che gli altri tre eredi si siano impossessati di beni “mobili” di proprietà del padre e della nonna. Secondo l’esposto ci sarebbero alcuni oggetti di grande valore che, nel corso dell’inventario effettuato a luglio e settembre del 2014, non sarebbero più stati trovati.
In particolare – si legge nella querela – “Rinaldo Balzola ricorda con chiarezza come, poco prima della morte del padre (il 21 novembre del 2012), abbia ispezionato il contenuto delle casseforti dello studio ed abbia potuto constatare all’interno di esse l’esistenza di grandi quantità di banconote nonché di gioielli e orologi di valore”. Beni che, dopo la morte di Pasquale Balzola, non sarebbero stati inseriti nel primo inventario eseguito e che, nel corso del secondo (effettuato su istanza della signora Bagnoli e dei figli), risulterebbero invece mancanti.
Tra l’altro anche sull’inventario ci sarebbe stata battaglia: nella querela si parla di “forte resistenza all’effettuazione” tanto che il provvedimento iniziale di autorizzazione all’inventario era stato contestato da Marisa Brunengo e dai figli Carlomaria e Maria Teresa nel maggio 2014. In un primo momento il tribunale aveva dato loro ragione disponendo una revoca dell’autorizzazione che, dopo l’opposizione degli avvocati Gianluca Gandalini e Vincenzo Savastano (che assistono Rinaldo e Valentina Balzola e la signora Bagnoli), era stata a sua volta revocata. Un comportamento che, secondo la tesi accusatoria, aveva lo scopo di impedire “una compiuta verifica in relazione alle casseforti dei defunti e dei beni presenti nei locali a disposizione soltanto di alcuni degli eredi”.





