Cengio. Slitta a maggio la discussione del processo per la morte di due coniugi, Elio Ferrero e la moglie Irene Sattamino, uccisi a causa di una calderina killer, il 3 marzo del 2009, nella loro casa a Cengio. Questa mattina infatti uno dei difnesori degli imputati ha prodotto alcuni documenti che i legali di parte civile hanno chiesto di poter visionare prima di procedere con la discussione. Di conseguenza il giudice ha rinviato il procedimento.
A giudizio ci sono Franco Bellenda, Cesare Re e Renato Pezzoli, tutti dirigenti dell’Arte (ex Iacp) che si sono susseguiti alla guida dell’Ente tra il 1990 al 2009.
La Procura contesta ai dirigenti di Arte, in quanto responsabili dell’immobile, di non aver assicurato i requisiti minimi di sicurezza nell’impianto scalda acqua dell’alloggio dove vivevano le vittime, soprattutto in relazione all’aerazione nell’ambiente ed i sistemi di smaltimento dei prodotti di combustione. Secondo l’accusa nell’appartamento non ci sarebbero state aperture di ventilazione dirette con l’esterno ed i canali di scarico dei prodotti della combustione avevano uno quota insufficiente tra la camera di combustione e la sommità del camino.
Prima della conclusione delle indagini, davanti al gip Emilio Fois, era stato discusso l’incidente probatorio. La perizia doveva accertare se la calderina che il 3 marzo 2009 causò la morte di Ferrero e della moglie era a norma. Da quanto accertato sembra che l’impianto non lo fosse perché mancava appunto delle necessarie prese d’aria. I periti inoltre hanno accertato che i coniugi di Cengio morirono a causa del monossido di carbonio che si era sprigionato dalla calderina del bagno nell’alloggio al quarto piano della palazzina di edilizia popolare in via 2 Giugno.