Toirano. Nel marzo del 2010 avevano incassato 55 mila euro come caparra per la compravendita di un immobile che la loro società avrebbe dovuto realizzare a Toirano, ma l’intervento di lottizzazione urbanistica non era andato a buon fine. La somma incassata però non era stata restituita e due persone, Marco Cavaglià e Michelangelo Vaglienti, rispettivamente legale rappresentante e tecnico di fiducia della società “Ch7 Srl”, erano stati rinviati a giudizio per truffa.
Accusa che questa mattina è caduta perché entrambi sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”. Il difensore di Caviglià, l’avvocato Silvio Carrara Sutour, ha infatti sostenuto che non sussistessero i presupposti per contestare la truffa: “Non si mette in dubbio che ci sia il debito, ma la questione va inquadrata come inadempimento civilistico e non certo come reato”. Per la difesa infatti gli imputati avevano agito in buona fede e l’intervento urbanistico non era andato a buon fine a causa del fallimento della società, un evento che non era prevedibile. Una tesi che evidentemente è stata accolta anche dal giudice che, nonostante il pm avesse chiesto una condanna a nove mesi di reclusione, ha prosciolto gli imputati.
La trattativa finita nel mirino della Procura era quella relativa alla vendita di un immobile che si sarebbe dovuto realizzare nel complesso in costruzione denominato “Borgo Nuovo” a Toirano. Secondo gli inquirenti, Caviglià e Vaglienti avevano assicurato agli inquirenti che l’iter urbanistico della lottizzazione fosse nella fase conclusiva ed avevano garantito l’accordo con una polizza fideiussoria rilasciata da una società già cancellata dall’elenco generale degli intermediari finanziari (una circostanza che nel corso del dibattimento è stata smentita: la cancellazione infatti era avvenuta dopo e di conseguenza al momento della firma non c’era nessuna irregolarità). Un comportamento che per il pm si doveva inquadrare nel reato di truffa.