Vado Ligure. “Le normative per il rilascio dell’AIA non ci risulta contemplino un ruolo del Consiglio dei Ministri per la ‘correzione’ dei contenuti dell’autorizzazione definiti dai competenti organismi tecnico-scientifici, allo scopo di venire incontro alle esigenze dichiarate dal richiedente l’autorizzazione stessa”. Rete Savonese Fermiamo il Carbone nuovamente all’attacco a poche ore dal vertice tra Tirreno Power e Governo per trovare una soluzione alla vertenza della centrale di Vado Ligure.
“Vengono meno – si legge in una nota – le tesi sostenute ripetutamente in questi giorni dai sostenitori della riapertura della centrale e che hanno condotto alla convocazione di oggi presso la Presidenza del Consiglio, la quale di fronte ai dati sanitari e ambientali allarmanti non può quindi che allinearsi alle decisioni prese dagli organismi tecnici in sede di AIA a tutela della cittadinanza. Continuiamo a leggere dichiarazioni del Presidente della Regione secondo il quale bisogna rivolgersi alla Presidenza del Consiglio ‘perché si tratta di un tema nazionale che riguarda la necessità di criteri omogenei per le emissioni delle centrali in tutta Italia’”.
“Ricordiamo che l’Autorità Giudiziaria (il GIP presso il Tribunale di Savona) nel marzo scorso ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo, tuttora vigente, delle due sezioni a carbone di questa centrale ritenendo configurato il delitto di cui all’art. 434, comma 2, c.p., ossia il disastro consumato, a fronte di una situazione di gravissimo danno ambientale e sanitario. Gli esiti davvero drammatici, sul piano ambientale e ancor più su quello della salute pubblica, delle ricerche condotte dai consulenti tecnici incaricati dalla Procura di Savona (ad oggi non smentite da alcuno, malgrado alcuni scomposti attacchi sulla stampa) sono evidentemente conseguenti alla collocazione della centrale Tirreno Power in piena area urbana densamente popolata. Di qui l’assoluta necessità in sede di AIA di tener conto della situazione ambientale e sanitaria locale, considerando le assolute specificità del territorio in cui l’impianto è inserito”.
“Ora ci chiediamo: Il Presidente della Regione è a conoscenza dei pronunciamenti della Magistratura sulla situazione ambientale e sanitaria? Conosce – continua la Rete – l’art. 434 comma 2 cod.pen. ossia disastro consumato? Ha ben presente l’ubicazione di questa centrale? Vorremmo poi che il Presidente spiegasse ai cittadini perché in sede di commissione IPPC la Regione Liguria non abbia richiesto il mantenimento della prescrizione del misuratore camino (SME) delle emissioni”.
“Come noto, la prescrizione dello SME a camino fu data con AIA 2012 e sollecitata anche da ISPRA. Avvalendoci anche di specifica perizia riteniamo indispensabile sul piano dell’affidabilità tecnica l’installazione dello SME al camino E2 in quanto riteniamo che questa soluzione tecnica sia l’unica che garantisce l’obbligo giuridico prescritto dal comma 4 quater dell’art. 29-sexies del d.lgs 152/2006, ossia l’effettivo controllo dei valori di emissione degli inquinanti “nel punto di fuoriuscita dell’installazione”. Ricordiamo sempre a proposito dello SME quanto scritto dal GIP dell’atto di sequestro della centrale: “Ciò che preme evidenziare è che il gestore, certamente agevolato da una quasi assoluta carenza di controlli, ha di fatto violato la quasi totalità delle prescrizioni imposte, ed ha gestito in assoluta autonomia e senza alcuna verifica, uno SME.” (pag 31). E ancora “Da ultimo, l’annotazione 6 marzo 2014 del N.O.E. dei Carabinieri di Genova….., rilevava come dagli stessi fosse emersa la inattendibilità e la modificabilità dei dati forniti dallo SME, circostanza particolarmente grave in quanto in grado di inficiare i risultati di tale sistema e, quindi, di non far ritenere validi e credibili i dati delle emissioni fornite dallo stesso” (pag 43). Questo appare uno dei punti fondamentali dell’intera vicenda: l’azienda chiede ed ottiene di non installarlo e la stessa commissione IPPC, in contrasto con le precedenti disposizioni arriva addirittura a definirlo in modo inspiegabile “inutile”. A cosa serve dare i limiti di emissioni di inquinanti se non c’è la certezza condivisa della efficacia delle misurazioni? Riteniamo che i cittadini abbiano diritto (anche visti i precedenti) di avere dati delle emissioni validi, credibili, attendibili e immodificabili ancorché soggetti a controllo pubblico. Perché vi è una così forte resistenza al misuratore di inquinanti all’uscita del camino? L’azienda non è in grado di sostenere le spese per il misuratore? Dobbiamo forse noi cittadini fare una colletta per contribuire alle spese? Oppure ci sono altri motivi non detti? Perché non si vuole una misurazione finalmente attendibile degli inquinanti?”.
“In definitiva, vengono meno le tesi sostenute ripetutamente in questi giorni dai sostenitori della riapertura della centrale, e che hanno condotto alla convocazione presso la Presidenza del Consiglio. La Presidenza del Consiglio, di fronte agli incontrovertibili dati sanitari e ambientali allarmanti riscontrati nel territorio, non può quindi che allinearsi almeno alle decisioni prese e ai valori emissivi (che peraltro la Rete ritiene ancora troppo permissivi) definiti dai competenti organismi tecnico-scientifici in sede di AIA a tutela della cittadinanza”.