Vado L. “Ecco i benefici di 9 mesi di spegnimento dei gruppi a carbone: indicativamente da 40 a 90 persone si sono salvate, e si risparmieranno costi ‘esterni’ per almeno 70-100 milioni in termini di danni sanitari e ambientali evitati”. Lo dice in una nota la Casa della Legalità che interviene nel delicato dibattito sul futuro della centrale a carbone, sulla quale pende la decisione del Ministero per il rilascio di una nuova AIA (domani l’attesa Conferenza dei servizi).
“Qualcuno dei soggetti anche istituzionali che in questi mesi hanno sostenuto l’azienda avrebbe preferito tenere in funzione i due gruppi, anche a costo di queste morti premature? E’ un ‘effetto collaterale’ che ritengono ‘sostenibile’ per la nostra comunità?” si chiede la Casa della Legalità.
“Secondo l’inchiesta della Procura savonese e l’ordinanza di sequestro del Gip, nel periodo intercorrente tra il 1.1.2005 ed il 31.12.2010 sono attribuibili alla centrale 586 casi di ricoveri di bambini per patologie respiratorie e asmatiche; 2.097 casi di ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiache; nel periodo intercorrente tra il 1.1.2000 ed il 31.12.2007 un numero di morti per malattie cardiovascolari e respiratorie pari a 427”.
“Quindi nei 9 mesi di chiusura centrale presumibilmente si sono evitate 40 morti premature (ad esclusione delle forme tumorali), 73 casi di ricoveri di bambini, 262 ricoveri di adulti. Sempre la Procura, che si è avvalsa dei parametri definiti dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) nel rapporto tecnico del 2011, ha calcolato sotto il profilo economico (per gli anni presi in esame dalla consulenza epidemiologica e in relazione ai ricoveri e decessi) 746 milioni di euro di danni sanitari sulla base del modello matematico ed in Euro 894 milioni sulla base del modello a recettore, per cui in media, in 8 mesi si sono evitati costi sanitari e ambientali per circa 76 milioni di euro” aggiunge ancora la Casa della Legalità, che cita altri studi effettuati sulla centrale vadese.
“Secondo lo studio dell’Università di Stoccarda/Istituto Somo del 2012 la centrale di Vado (definita la più ‘letale’ in assoluto in Italia) nell’anno 2010 ha provocato 120 morti premature, per cui nei 9 mesi di chiusura si presume che indicativamente si siano evitate 90 morti premature”.
“Secondo lo studio Lancet del 2007 per una centrale con produzione a carbone di 1.000 Gw/h ogni anno si prevedono 24,5 morti premature, 225 casi di malattie gravi, 13.288 casi di malattie minori. Quindi, per una centrale che produce di 4.500 Gw/h come quella di Vado Ligure, in 9 mesi di chiusura si prevede indicativamente che possano essersi evitate 82 morti premature, 759 casi di malattie gravi, e 44.847 casi di malattie minori”.
“Secondo lo studio Externe dell’Unione Europea del 2005 una centrale come quella di Vado Ligure produce 142 milioni di euro di danni complessivi (sanitari, ambientali, per CO2, ecc), per cui nei 9 mesi di chiusura si sono risparmiati 106 milioni di euro di danni, di cui 17,2 milioni di danni sanitari (dato comunque sottostimato, dato che negli anni le metodologie di calcolo di danno ambientale per centrali a carbone sono diventate molto più sofisticate)”.
“Questi dati inconfutabili mettono definitivamente a tacere coloro che sostengono che a Savona la situazione sanitaria è ottimale, e che siamo quindi di fronte a una “crisi misteriosa”. La magistratura di fronte a questi dati allarmanti (e di fronte alla “neghittosità” se non alla complicità di diversi soggetti pubblici coinvolti) è stata costretta a intervenire per evitare la “prosecuzione di un reato”, in una situazione di disastro ambientale e di rarefazione lichenica, e per colpire un “disegno criminoso” (usando le parole del giudice per le indagini preliminari) che ha comportato danni devastanti per la comunità savonese” conclude la Casa della Legalità.