Savona. Quattordici condanne, sedici assoluzioni e due sentenze di non luogo a procedere per morte del reo. Sono le richieste avanzate questa mattina dal pm Giovanni Battista Ferro nell’ambito del processo per la maxitruffa alle finanziarie Citifin e Findomestic, una vicenda che aveva preso le mosse da un’indagine dei carabinieri ribattezzata “Broker” e che vede a giudizio ancora 32 persone (inizialmente erano 37).
Nel procedimento erano imputati Lillo Mannarà e Fabio Interrante, i due amici savonesi che hanno perso la vita lo scorso ottobre in un tragico incidente stradale avvenuto sulla provinciale che collega Mondovì a Cuneo, all’altezza di Pianfei. E’ per loro, considerati dall’accusa tra le menti della truffa messa a segno nel savonese, che il pubblico ministero ovviamente ha chiesto una sentenza di non luogo a procedere.
La condanna più severa, quattro anni di reclusione, è stata chiesta per una trentaseienne, Alessia Bottero, che deve rispondere di associazione per delinquere. Per altre dodici persone è stata chiesta una pena di dieci mesi di reclusione e 1750 euro di multa, mentre per un imputato a sette mesi e 1400 euro di multa (in questo caso le accuse contestate variano dalla truffa al falso). Infine per altri sedici imputati il pm ha chiesto l’assoluzione (“per non aver commesso il fatto e “perché il fatto non costituisce reato”). Al termine della discussione il processo è stato rinviato al prossimo 19 gennaio per la sentenza.
In origine gli imputati nel procedimento erano 37, ma in cinque avevano scelto la via del patteggiamento. Le truffe alle finanziarie erano venute alla luce dopo che, dalle indagini dei carabinieri, era emerso che i prestiti di denaro e piccoli finanziamenti erano erogati (per importi che variavano dai 4 ai 15 mila euro) a clienti che non avevano i requisiti per poterli ottenere perché erano disoccupati o non offrivano le opportune garanzie. Il tutto allegando alle domande di finanziamento finte lettere di assunzione, falsi contratti di lavoro e buste paga con tanto di timbro dell’Inail (e questo è un reato particolare, l’uso di sigilli dell’amministrazione statale), intestati a ignari esercenti della provincia di Savona: ristoratori, albergatori, imprenditori edili.