Savona. E’ durato quasi tre ore il faccia a faccia tra il pm Giovanni Battista Ferro e l’ispettore della polizia postale di Savona Alberto Bonvicini, tornato in Procura per essere interrogato nell’ambito dell’inchiesta che ha preso le mosse dalla morte di Luisa Bonello.
Bonvicini, che è accusato di circonvenzione d’incapace, truffa ai danni dello Stato (reati per i quali è finito in carcere in esecuzione di un’ordinanza del gip) e omicidio colposo, era accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Luigi Gallareto.
Bocche cucite al termine dell’interrogatorio, terminato poco dopo le 19, ma, secondo quanto trapelato, all’ispettore non sarebbe stata contestata nessuna nuova accusa. Le domande avrebbero dunque riguardato le accuse già note: il reato di truffa per essersi, secondo gli inquirenti, dedicato in orario di lavoro ad attività private e personali; quello di circonvenzione d’incapace per aver (questa la tesi della procura) approfittato delle condizioni delle dottoressa Bonello facendosi consegnare da lei un totale di circa settantamila euro; infine omicidio colposo, in concorso con l’ex marito di Luisa Bonello, Mauro Acquarone, e la dottoressa Noemi Donati, per non aver segnalato la presenza di un piccolo arsenale nella casa della vittima.
In particolare, durante l’interrogatorio, il pm avrebbe chiesto all’ispettore di chiarire dove si trovava quando risultava in straordinario ma, secondo i tabulati telefonici e gli sms inviati dal suo cellulare, stava svolgendo attività non compatibili con quella lavorativa. Sarebbero quattro gli episodi di questo genere identificati da Ferro nel capo d’imputazione per truffa.
Nell’audizione il magistrato ha anche chiesto conto dei certificati di malattia presentati per assentarsi dal lavoro per i quali è stato indagato per falso il medico curante del poliziotto, il dottor Roberto De Benedetti. Proprio per vedere chiaro su questo aspetto, il pm Ferro ha deciso di disporre una perizia mirata ad accertare il reale stato di salute dell’ispettore Bonvicini.