Cronaca

Operazione “Ninfea Gialla”, centri massaggi a luci rosse ad Albenga e Alassio: 4 patteggiamenti

Alassio. Nel luglio scorso erano finiti in manette nell’ambito di un’operazione battezzata “Ninfea Gialla”, dal nome dei centri massaggi di Albenga, Alassio e Imperia dove, secondo i carabinieri, venivano fornite anche prestazioni a luci rosse. Questa mattina, per quella vicenda, in quattro, Jinhua Zhong di 45 anni, e la compagna Jin Yuping di 40 anni, entrambi cinesi e titolari dei centri, e due estetiste italiane Teresa Adinolfi, 25 anni, di Cava dei Tirreni (Salerno), e Barbara Carolina Gotti, 55 anni, di Bergamo, hanno patteggiato.

Il patteggiamento è stato definito davanti al giudice Francesco Meloni: per i due cittadini cinesi la pena è stata di due anni, tre mesi e tre giorni di reclusione e 259 euro di multa, per Teresa Adinolfi (che si occupava del centro di Imperia) di due anni di reclusione e 2500 euro, per Carolina Barbara Gotti (che seguiva il centro di Albenga) invece un anno e sei mesi di reclusione e 2000 euro di reclusione. Soltanto alle due estetiste (assistite dagli avvocati Diana Berardi e Domenico Esposito) è stata concessa la sospensione condizionale della pena.

Per tutti e quattro le accuse erano di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione: anche le estetiste, secondo gli inquirenti, avrebbero avuto un ruolo primario nell’attività illecita. Non sarebbero state insomma delle “prestanome”, ma avrebbero anche partecipato ai proventi dei tre centri. Il blitz dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile diretto dal tenente Sabina Ferraris, oltre alle manette, aveva portato anche al sequestro di diversi centri massaggi: Le Ninfee di via Dalmazia 63-65 ad Albenga, della sede di Alassio in via Paolo Ferreri 31 e del centro “Incanto” di via XXV Aprile 68 a Imperia.

Secondo l’accusa in queste sedi non sarebbero stati forniti solo servizi di massaggi rilassanti, ma, dietro il pagamento di una tariffa maggiorata, anche degli “extra” a luci rosse. Insomma con 30 euro in più, pagati non alla massaggiatrice, ma alla cassa del centro, il cliente poteva beneficiare di una prestazione sessuale. Una consuetudine che i militari avevano documentato attraverso intercettazioni telefoniche, ma anche telecamere nascoste. Gli investigatori, nell’arco di due settimane, avevano registrato 59 prestazioni nel centro massaggi di Alassio e 77 in quello di Albenga. Quanto era bastato per far scattare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Infine le indagini avevano anche permesso di scoprire le condizioni precarie nelle quali vivevano le ragazze impiegate nei centri (durante il blitz ne erano state trovate quattro in attività), costrette a vivere in dei locali-dormitorio ricavati dentro le loro sedi di lavoro.