Cronaca

Inchiesta sul caso Bonello, presentata istanza di scarcerazione per l’ispettore Bonvicini

Alberto Bonvicini

Savona. Un’istanza di scarcerazione per l’ispettore della polizia postale di Savona Alberto Bonvicini. E’ questa, due giorni dopo l’interrogatorio davanti al pm Giovanni Battista Ferro, la mossa del legale del poliziotto, l’avvocato Luigi Gallareto. La richiesta è stata depositata questa mattina nella cancelleria dell’ufficio gip del tribunale di Savona. Adesso toccherà al giudice Fiorenza Giorgi, entro cinque giorni, pronunciarsi sull’istanza.

Sulle motivazioni che hanno spinto il difensore di Alberto Bonvicini a chiedere la scarcerazione del suo assistito, non trapelano dettagli. L’avvocato Gallareto si è limitato a chiarire che la decisione è stata presa “in virtù delle mutate esigenze cautelari”. Nei prossimi giorni si saprà quindi se il poliziotto potrà lasciare il carcere di Genova Pontedecimo dove è detenuto dallo scorso 21 novembre.

Bonvicini è accusato di circonvenzione d’incapace, truffa ai danni dello Stato (reati per i quali è finito in carcere in esecuzione di un’ordinanza del gip) e omicidio colposo. Accuse emerse durante le indagini sulla morte di Luisa Bonello, la dottoressa che nel settembre scorso si è tolta la vita con un colpo di pistola nella sua casa in via Genova. Era stato proprio indagando sul gesto estremo del medico che gli inquirenti avevano scoperto le presunte irregolarità commesse dall’ispettore.

Oltre al sospetto che avesse approfittato delle condizioni della donna per farsi consegnare un totale di circa settantamila euro, contro il poliziotto era stata mossa anche l’accusa di omicidio colposo (in concorso con l’ex marito di Luisa Bonello, Mauro Acquarone, e la dottoressa Noemi Donati) per non aver segnalato la presenza nella casa della vittima di un piccolo arsenale. Infine era arrivata l’accusa di truffa ai danni dello Stato perché – questa la tesi degli inquirenti – in orario di lavoro si sarebbe dedicato ad attività private e personali. Un comportamento che avrebbe tenuto anche avvalendosi dei certificati di malattia falsi. Proprio per questo motivo, nelle ultime settimane, il pm ha indagato anche un altro medico, il dottor Roberto De Benedetti.

L’ipotesi della Procura è che De Benedetti, in qualità di medico curante del poliziotto, gli abbia rilasciato dei certificati falsi. Documenti che il dirigente della polizia postale avrebbe utilizzato per giustificare l’assenza dal lavoro mentre, anziché essere in malattia, era impegnato in attività personali. Di qui l’accusa di falso contestata al dottore.

Contestazioni delle quali, martedì scorso, in oltre tre ore di faccia a faccia, l’ispettore Bonvicini ha risposto al pm Ferro. Di più sull’interrogatorio, così come su evnetuali sviluppi dell’indagine, non trapela: il magistrato si è limitato a dire “no comment”. Secondo indiscrezioni però non è da escludere che le accuse contestate al poliziotto possano aumentare.