Cronaca

Corteo Tirreno Power, i sindacati: “Intervenga il Governo, ci sono lavoratori che vivono con 48 euro in busta” fotogallery

Vado L. “Proviamo a farci sentire anche perché ormai siamo agli sgoccioli”. Così Maurizio Perozzi, della Rsu di Tirreno Power, motiva il corteo di questa mattina e aggiunge: “Riteniamo indespensabile, arrivati a questo punto, che ognuno si prenda le proprie responsabilità, in primis la politica, dagli enti locali fino alla presidenza del consiglio. Dopo nove mesi di fermo i lavoratori non ce la fanno più ad andare avanti: buona parte di queste persone sono in cassa integrazione in deroga a 48 euro al mese e tanti non hanno nemmeno quello. E’ indispensabile quindi che ci sia al più presto qualcosa che possa consentire la riapertura della centrale”.

“La magistratura – prosegue Perozzi – deve cercare di avere dei tempi giudiziari brevi. Noi abbiamo massima fiducia e siamo convinti dell’imparzialità della magistratura, ma devono essere tempi certi e veloci. Poi anche l’azienda deve essere determinata ad investire i 140 milioni di euro promessi per fare sviluppo tecnologico e dare occupazione sul territorio”.

“Noi pensiamo che chance ce ne siano ancora, anche se sono ridotte. Adesso è necessario che il Governo ed il premier in prima persona intervenga su questa situazione” dice Andrea Pasa della Fiom Cgil: “La decisione è una e dipende da quello che questo Paese vuole fare rispetto al settore energetico, ovvero quello dove Tirreno Power opera. Oggi alzeremo il tiro perché ci rendiamo conto che le possibilità sono diminuite rispetto a prima quindi o ci facciamo sentire anche con iniziative eclatanti o temiamo che anche questa vertenza possa finire nel silenzio più totale”.

Infine Edoardo Pastorino della Uiltec aggiunge: “La paura è tanta così come le responsabilità. Oggi la situazione è grave quindi dobbiamo convincere la politica a dare una svolta a questa situazione. Bisogna in tutte le maniere trovare una soluzione per far ripartire questo sito quindi serve un provvedimento governativo, magari anche un commissario come per l’Ilva di Taranto”.