Savona. E’ ripreso con un colpo di scena il processo che vede a giudizio l’avvocato Cinzia Borgna, il legale arrestato nel maggio 2013 con l’accusa di peculato e falso ideologico. Un testimone si è infatti presentato in aula per ritrattare le dichiarazioni fatte in una precedente udienze, per la precisione quella del 13 ottobre scorso.
L’uomo, un operaio che aveva dichiarato di aver eseguito alcuni lavori nella casa di Cairo Montenotte di una delle persone delle quali l’avvocato Borgna era amministratore di sostegno, questa mattina ha invece negato di averlo fatto. Al contrario il testimone ha precisato di aver svolto alcuni interventi nella villa di Boissano dell’imputata e in un cascinale di Mondovì del suo compagno. Dichiarazioni in netto contrasto con quelle dell’udienza precedente nel corso della quale l’operaio ha detto di aver mentito pensando che “se la questione dell’avvocato si fosse risolta lui avrebbe incassato i soldi per i lavori”.
Il testimone ha infatti spiegato di non aver incassato i soldi per gli interventi a casa dell’imputata e di aver mentito sperando di ottenerli: “Il compagno mi aveva dato 200 euro come acconto, ma il resto mi aveva detto che non poteva darmelo per via del sequestro dei conti dell’avvocato. Lui mi aveva detto di dire che avevo lavorato a Cairo se la polizia giudiziaria me lo avesse chiesto. Io ero poi stato sentito (nel luglio 2013 ndr) dagli investigatori, ma avevo detto la verità e quindi non avevo detto di aver lavorato a Cairo. Quando invece sono venuto a deporre, non avendo ancora preso quei soldi, ho pensato di dire che lo avevo fatto”.
Dopo quella deposizione però il testimone decide di autodenunciarsi: “Ho cercato i numeri della polizia giudiziaria per raccontare la verità”. Alla luce delle dichiarazioni dell’operaio i difensori dell’imputata, gli avvocati Fausto Mazzitelli e Andrea Vernazza, hanno chiesto l’acquisizione dei tabulati telefonici dell’uomo.
Tra le altre testimonianze di oggi anche quella del giudice per le indagini preliminari Fiorenza Giorgi, che all’epoca dei fatti contestati alla Borgna ricopriva anche l’incarico di giudice tutelare. “L’avvocato mi era stata segnalata dal collega Bruno che l’aveva conosciuta a Chiavari. Ricordo che sul caso oggi oggetto del procedimento c’erano stati dei problemi: il papà di questa persona voleva assumerne la tutela, ma decidemmo di lasciarla all’imputata. Ricordo anche che l’avvocato voleva ricoverarla in un istituto, ma ritenni fosse meglio che restasse in casa dove aveva assistenza ed era in autonomia”.
A proposito della collaborazione con l’imputata il giudice Giorgi ha spiegato: “All’inizio le affidai anche qualche altra tutela perché la mia idea era di creare una sorta di pool di legali per questo genere di incarichi. Poi mi sono accorta che l’avvocato Borgna cercava di liberarsi delle tutele ‘povere’ e la cosa mi diede fastidio. L’accordo era di prenderle tutte, non solo alcune e quindi smisi di affidarle delle curatele”.
Secondo la Procura (le indagini erano state coordinate dal pm Cristiana Buttiglione), l’avvocato Borgna avrebbe sottratto 750 mila euro dal patrimonio di due anziani dei quali era amministratore di sostegno, con spese e acquisti non giustificati. La tesi degli inquirenti infatti è che l’imputata abbia utilizzato i soldi di una delle anziane di cui era tutrice per coprire spese personali (in particolare alcuni interventi eseguiti nella sua villa di Boissano). Nel mirino erano poi finite anche le altre amministrazioni gestite dall’avvocato Borgna, molte delle quali al momento dell’arresto erano state “lasciate” da più di un anno. Al termine delle deposizioni il processo è stato rinviato a marzo 2015.