Savona. Scena muta davanti al gip del Tribunale di Savona Fiorenza Giorgi per l’ispettore della polizia postale Alberto Bonvicini, arrestato con le accuse di truffa e circonvenzione d’incapace nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del medico savonese Luisa Bonello, che si è tolta la vita il 19 settembre scorso nella sua abitazione.
Bonvicini, nell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande degli inquirenti. L’ispettore non ha voluto chiarire la sua posizione e rimane rinchiuso nel carcere di Genova Pontedecimo.
L’arresto di Bonvicini era scattato nell’ambito dell’indagine che aveva visto il poliziotto accusato di circonvenzione d’incapace a danno di Luisa Bonello, il medico di Savona trovato senza vita nella sua casa lo scorso 19 settembre. Gli accertamenti delle ultime settimane, durante le quali gli inquirenti hanno indagato a 360° sull’ispettore, hanno portato ad un aggravamento della sua posizione ed al conseguente arresto.
In particolare a Bonvicini viene contestata anche l’accusa di truffa ai danni dello Stato. L’ipotesi della Procura è che il dirigente della polizia postale, in orario di lavoro, si dedicasse infatti ad attività private e personali. Gli inquirenti avrebbero documentato almeno tre episodi durante i quali l’ispettore risultava essere in servizio pur essendo lontano dall’ufficio. Una condotta che, sommata alla pesante accusa di aver sottratto denaro a Luisa Bonello approfittando della sua fragilità emotiva, ha spinto il pm Giovanni Battista Ferro a chiedere una misura di custodia cautelare in carcere. Richiesta che è stata accolta dal gip Fiorenza Giorgi che ha quindi emesso il provvedimento eseguito ieri dagli uomini della Questura. Il poliziotto, in attesa di essere sentito dal giudice, è detenuto nel carcere genovese di Pontedecimo.
La misura è stata applicata per i reati di truffa e circonvenzione d’incapace, ma l’ispettore Bonvicini è indagato anche per omicidio colposo per la morte di Luisa Bonello (un caso che secondo la Procura è senza dubbio di suicidio). La tesi degli inquirenti è che, essendo a conoscenza delle condizioni psicofisiche del medico, avrebbero dovuto informare le autorità competenti per evitare che la donna continuasse a detenere nella sua abitazione le armi, una delle quali utilizzata per togliersi la vita.
Per quanto riguarda il filone investigativo relativo alla circonvenzione d’incapace, al poliziotto viene contestato di aver ricevuto, in varie tranche ed attraverso degli assegni, da Luisa Bonello un importo di settantamila euro. Soldi che secondo l’indagato, come aveva spiegato davanti al pubblico ministero, erano semplicemente un prestito. Nelle scorse settimane l’intero importo è stato restituito da Bonvicini che lo ha versato sul conto corrente intestato al medico. Una mossa che evidentemente non è servita ad alleggerire la sua posizione.