Liguria Questa mattina, presso la Camera di Commercio di Genova, Sala Bergamasco, si è tenuta la presentazione dell’Osservatorio regionale Prezzi e Monitoraggio delle tariffe pubbliche in Liguria. I temi dell’incontro sono stati l’andamento delle tariffe dei rifiuti solidi urbani e dell’acqua potabile praticate alle famiglie e alle imprese sul territorio ligure e le prospettive dell’inflazione.
Il rapporto 2014 ha evidenziato una forte variabilità della spesa per i rifiuti solidi urbani e l’acqua potabile: nella graduatoria nazionale Genova, Savona, Imperia e La Spezia tendono a collocarsi oltre la media, confermandosi tra le città più care per il costo dei servizi pubblici locali.
Spesa più elevata alla quale, tuttavia, non corrisponde una adeguata qualità del servizio: sintetizzando alcuni indicatori che hanno a che vedere con le caratteristiche del servizio, la completezza della carta del servizio e l’attenzione alle imprese, la valutazione sui capoluoghi liguri è complessivamente negativa (solo Genova raggiunge la sufficienza).
L’introduzione nel 2014 della TARI ha determinato una redistribuzione del carico sulle diverse utenze, in virtù del principio comunitario “chi inquina paga”: l’impatto è stato più rilevante per le famiglie numerose e per quelle tipologie di attività, come il ristorante, alle quali è associata una producibilità presunta di rifiuto più elevata, mentre ne hanno beneficiato i nuclei monocomponenti ed altre categorie di attività economica, dal parrucchiere all’albergo. Forti rincari, infine, nei Comuni che nel 2013 ancora applicavano la Tarsu, la vecchia tassa rifiuti che non prevedeva l’obbligo di copertura integrale dei costi.
Prendendo a riferimento il biennio 2012-2014, periodo durante il quale si sono stratificati successivi interventi normativi, dall’introduzione della Tares all’adozione della TARI, l’impatto sulla spesa sostenuta dagli utenti finali risulta di segno ed intensità divergente. Per le utenze domestiche si osservano adeguamenti al rialzo medi nell’ordine del 17% e del 40% rispettivamente per i nuclei familiari di 3 e 5 componenti, mentre tra le utenze non domestiche gli aumenti arrivano a superare il 60% per il ristorante (con picchi del 300%). Spesa in flessione, al contrario, per i single (-5%), alberghi (-7%), parrucchieri (-1%) e industrie alimentari (-15%).
Per quanto riguarda l’andamento e le prospettive di inflazione nel corso dei mesi centrali del 2014 si è consolidata la flessione dell’inflazione ligure, che tra aprile e giugno si è portata allo 0.7%, circa la metà di un anno fa ma pur sempre superiore alla media nazionale. A settembre, ultimo consuntivo disponibile, i prezzi hanno complessivamente messo a segno una variazione su base annua dello 0.3%.
Contribuiscono in misura determinante al rientro dell’inflazione un ciclo dei consumi ancora in forte sofferenza, nonostante le misure introdotte a sostegno del reddito disponibile (bonus fiscale degli 80 euro), ed il ripiegamento delle componenti più volatili della spesa per consumi delle famiglie: frutta e verdura (-8% in confronto ad un anno fa), ma anche carburanti e tariffe energetiche (-1.5%) stanno in questa fase spingendo verso il basso la dinamica dei prezzi al consumo.
Le uniche sollecitazioni provengono dal comparto dei servizi, che rispetto ai primi tre mesi dell’anno rincarano per effetto di una forte componente stagionale legate all’avvio della stagione estiva, e dalle tariffe locali, acqua potabile e rifiuti solidi in primis.
A livello provinciale, Genova registra un’inflazione pari allo 0.9% (scesa allo 0.4% a settembre 2014), Imperia allo 0.5% (0.1% a settembre), mentre La Spezia si attesta in territorio negativo sotto la media regionale (-0.1% nel secondo trimestre, -0.3% a settembre).
L’Osservatorio ha offerto alcune valutazioni sul costo della vita: prendendo in esame una spesa di circa 80 voci che sui bilanci delle famiglie incidono per oltre 500 euro al mese (generi alimentari, prodotti per la cura della casa e l’igiene personale, carburanti, servizi per la persona, l’alloggio e la ristorazione) e mettendo a confronto il capoluogo di Regione con le principali città dell’Italia settentrionale, Genova risulta la seconda città più cara dopo Venezia, davanti a Milano e Bologna (+2.4% rispetto alla media).
L’aggravio di spesa per un consumatore ligure è di oltre 12 euro al mese, circa 150 in un anno: una zavorra importante che incide negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie.