La Movida che non c’è più: il Domina di Toirano, o l’amavi o l’odiavi fotogallery

Toirano. Nella mappa del divertimento notturno, a metà anni novanta, apparve la parola Carpe: la piccola frazione di Toirano, praticamente sconosciuta alla gran parte dei savonesi, divenne meta di un autentico pellegrinaggio da parte del mondo della notte.

Nel 1994 apriva infatti il Domina, sulle ceneri di quello che prima di essere abbandonato era stato un ristorante e prima ancora una pensione. La costruzione su 4 piani, ubicata strategicamente alla sommità della collina sulla strada che da Toirano porta verso Bardineto, Calizzano e il Piemonte, dominava la val Varatella con una incredibile vista a 180° sulla costa da Albenga a Pietra Ligure. Quattro piani, con il bar/paninoteca al livello della strada per poi “scendere” nel ventre della costruzione con le due sale coperte, la grande pista nel giardino con la piscina e il parco che declina verso il fondovalle. 

Arrivavano a migliaia, da tutto il nord Italia, per le serate del Domina: molti in treno alla stazione di Loano da dove proseguivano con i bus della Sar, pochi in taxi, ma c’era anche chi si arrampicava sino alla discoteca a piedi. Le navette da Torino, Milano e Genova erano stracolme di giovani diretti in riviera “solo” per il Domina, e all’alba della domenica era normale incontrare gruppetti di ragazzi che camminavano verso Loano a piedi diretti in stazione per fare ritorno a casa.

Il Domina è sempre stato oggetto di discussione, amato da pochi e odiato da tanti. A differenza di Sporting Club e Pozzi a condannarlo non sono state le proteste contro i decibel che non lasciavano dormire i vicini, visto che non ce n’erano, bensì i problemi legati alle droghe che circolavano all’interno del locale, e le continue sanzioni e chiusure amministrative: e così, dopo molti tira e molla, la licenza fu revocata definitivamente.

Le pagine della cronache sono piene delle vicende di questo locale che per un decennio ha alternato aperture in grande stile a chiusure obbligate da comune e forze dell’ordine. Sin dall’inaugurazione il Domina era diventato la mecca della musica underground prima e della techno dopo. I migliori dj italiani dell’epoca come Francesco Farfa, Mario Più, Ralf, Joe T Vannelli o i vocalist come Roberto Francesconi e Franchino erano di casa nelle consolle del locale e storiche furono le “one night” dove si ballava dal sabato pomeriggio per 24 ore consecutive.

Oggi restano solo le macerie. Quello che negli anni non è stato saccheggiato è stato devastato dai vandali: l’innovativo tetto in cristallo della sala due è crollato, la piscina è piena di detriti, gli specchi tutti in frantumi. Il parco circostante è oramai una foresta, mentre sulla facciata campeggiano i graffiti ì dove c’erano le insegne; e non esiste più una vetrata integra, o un rubinetto in uno dei tanti bagni del locale. E’ tutto lì, abbandonato, ennesimo scheletro della movida come la Capannina di Alassio o lo Sporting di Finale Ligure.

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