Cronaca

Inchiesta sulle carte per fare benzina a prezzi scontati, gli indagati dal pm: a breve presenteranno una memoria difensiva

bank of fuel

Savona. Si sono avvalsi entrambi della facoltà di non rispondere Antonio e Patrizia Dettori, i due savonesi (padre e figlia) che sono stati indagati per contraffazione di marchio e per tentata truffa nell’ambito del caso della Bank of Fuel. Questa mattina i due sono stati convocati in Procura dal sostiututo procuratore Chiara Venturi per essere interrogati, ma almeno per ora hanno preferito non rilasciare dichiarazioni.

Una scelta che, come ha spiegato il loro legale, l’avvocato Massimo Gazzolo del foro di Chiavari, non significa che i due indagti non intendano fornire spiegazioni sulla loro posizione: l’avvocato ha infatti già preannunciato al magistrato che, nel giro di poco, depositera una memoria. Un documento che dovrebbe contenere tutte le spiegazioni richieste dal pm. Da quanto trapelato Antonio e Patrizia Dettori avrebbero anche informato il magistrato di aver già restituito tutti i soldi incassati con l’attività legata alla Bank of Fuel, novemila euro in tutto.

L’ipotesi della Procura è che gli ignari acquirenti fossero raggirati attraverso la vendita di card prepagate di vari tagli (da 99 a 299 euro) che avrebbero dato la possibilità di rifornirsi al distributore con un discreto guadagno: una carta da 99 euro ad esempio permetteva di comprare carburante per 140 euro. Un’operazione “in perdita” che secondo la Procura di Savona nascondeva un tentativo di raggiro. Per quanto riguarda la contraffazione di marchio l’accusa si riferisce alla presenza del logo MasterCard sulle carte virtuali della pubblicità della “bank”: un uso che non era affatto autorizzato dalla società.

In attesa di formalizzare la loro versione nella memoria difensiva, i Dettori hanno autorizzato il loro difensore ad anticipare alcune precisazioni: “I dettagli saranno chiariti con il magistrato – spiega l’avvocato Gazzolo – però posso anticipare che l’operazione prevedeva per il primo anno una perdita di 3-4 mila euro, che sarebbero stati recuperati con la pubblicità generata dal sito internet della Bank of Fuel”.

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