Lettera al direttore

Nicolick alla scoperta delle “zone grigie” di Savona: “Via Frugoni, terra di nessuno”

Savona. Prosegue il viaggio di Roberto Nicolick alla scoperta delle “zone grigie” di Savona. Il noto ex consigliere leghista questa volta ha fatto tappa in un’altra di quelle che definisce “terre di nessuno”, via Frugoni.

Da Corso Ricci, si scende un breve piano inclinato oppure a scelta una corta scalinata coperta da foglie morte , si svolta a sinistra e ci si trova la strada sbarrata da una griglia di metallo a maglie larghe, arrugginita e divelta nell’angolo in basso, basta chinarsi e si può, a fatica, passare ed entrare in un tratto di inferno, Via Frugoni, una stradina lunga circa un centinaio di metri, dimenticata da tutti tranne che dai tossicodipendenti, dai topi e dalle zanzare, che la frequentano assiduamente.

Le piante sono cresciute libere, ovunque cespugli, alberi e tronchi di medie dimensioni caduti e marciti, solo un sentiero percorre la mezzeria della stradina, delimitata ai lati da due alti muri.

La luce del sole fa fatica ad entrare a causa del tetto di vegetazione che mi sovrasta fitto.

Il degrado che incontro è praticamente generalizzato ma molto specifico e chiarisce la tipologia degli utenti del vicolo, un tappeto di siringhe scricchiola sotto le mie scarpe, saranno qualche centinaio, oltre ai blister che le contenevano, alle fiale di acqua distillata che punteggiano la vegetazione bassa. Al fondo della stradina una ruota di un’auto, completa di cerchione e pneumatico.

Chi viene lì per drogarsi sa di essere assolutamente al riparo di occhi indiscreti, nessuno a parte loro entrerebbe in quel postaccio, questo può essere un vantaggio ma, in caso di malore solitario, hai tutto il tempo di tirare le cuoia prima che qualcuno se ne accorga e chiami i soccorsi.

Per poter assumere la dose con maggiore comfort e comodità, è stato creato un angolo idoneo all’uso, usando appositi sostegni a cui hanno appoggiato una sella di un motociclo e una cassetta per la frutta, in plastica. Attorno a questi “mobili” la concentrazione di “spadini” e “acque” è elevata a significare che a questi sventurati piace assumere il “quartino” con comodità, senza fretta.

A parte le siringhe, ci sono un po’ ovunque, rifiuti di ogni tipo, associati a escrementi di varia provenienza, plastica, metallo, bottiglie e altro.

Ci si potrebbe abbandonare un cadavere con la sicurezza che non verrebbe mai più trovato.

Sarebbe interessante sapere se qualcuno, tipo operatori ecologici, polizia o altro è mai transitato in questa strada, che oramai è diventato un angolo buio della città, una terra di nessuno, una enclave del degrado…Una volta era una dignitosa stradina di collegamento tra il centro e la stazione ferroviaria, poi con il tempo e soprattutto l’incuria e il disinteresse è diventata quello che è ora: un tratto infernale indegno di una città civile.

Roberto Nicolick

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