Cronaca

Sotto sequestro il complesso Ariston di Andora: grave rischio ambientale

Andora. Dopo l’intervento dello scorso 18 luglio la Guardia di Finanza di Albenga, coadiuvata dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Savona, ha notificato il sequestro preventivo del noto complesso turistico alberghiero del Comune di Andora Ariston, disposto dal Tribunale di Savona, su richiesta del sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro.

L’Ariston, ha costituito uno dei maggiori poli turistici della riviera del ponente ligure ed è stato oggetto di un progetto di riqualificazione proposto negli ultimi anni ma mai realizzato, che prevedeva l’edificazione di un’imponente struttura costituita da un albergo con 80 posti letto, due edifici residenziali, parcheggi sotterranei, in parte pubblici ed in parte a servizio della struttura alberghiera e degli appartamenti; oltre a 300 metri quadri destinati ad altre attività commerciali, il tutto circondato da una pineta pubblica, pista ciclabile e percorsi pedonali.

Negli ultimi anni, l’area è stata via via abbandonata sino a giungere alla situazione di degrado e decadimento, riscontrata dalla Guardia di Finanza durante il blitz eseguito nell’ambito di un’importante operazione contro il fenomeno della contraffazione e dell’abusivismo commerciale.

Il sequestro riguarda l’intero complesso “ex Ariston”, dal valore stimato di 30 milioni di euro, costituito da una vasta superficie di quasi 10.000 metri quadri e dalle seguenti costruzioni: un edificio di cinque piani dove, un tempo, sorgeva l’Albergo; una costruzione di un piano adibita a supermercato; numerose roulotte abbandonate con annesse strutture di copertura in legno, tipiche delle unità abitative da campeggio site all’interno del villaggio turistico; numerose piccole costruzioni, originariamente nate come bungalow, site all’interno di una vasta pineta adiacente al villaggio.

Si tratta di un ambito urbano che si estende dalla centralissima via Aurelia sino al mare, a ridosso del fiume Merula, che gode di una posizione di privilegio tant’è che vige in uno stato di vincolo ambientale come area di interesse pubblico.

Dove un tempo sorgeva il fiorente polo turistico, la Guardia di Finanza ha riscontrato l’esistenza di una vera e propria discarica di rifiuti, anche altamente tossici, a cielo aperto: gli interni degli edifici e dei ruderi sono stati impiegati come depositi di materiali abbandonati tra i più disparati, da rifiuti derivati dalle demolizioni edili (parti di sanitari, sezioni di pannelli coibentanti, materassi abbancati alla rinfusa, porzioni di letti a doghe, ombrelloni e finestrature varie) sino a cataste di legname di varie dimensioni e derivazioni, oltre a numerosi “rifiuti speciali” derivati da centinaia di elettrodomestici, da rifiuti pericolosi quali lastre e tubi in eternit, bombole di gas ad alta pressione nonché numerosi pneumatici in disuso ed addirittura numerose slot-machine.

In prossimità della riva del Rio Merula, poco distante dall’edificio principale, sono state reperite anche carcasse di autoveicoli abbandonati e due file di cabine appartenenti alla ex spiaggia privata dell’Ariston.

Durante lo scorso blitz i finanzieri hanno trovato una triste realtà: l’esistenza di un vero e proprio dormitorio per decine di cittadini extracomunitari ed italiani che vivevano in condizioni di igiene precarie e di estremo degrado.

Questo il drammatico scenario che ha indotto il Tribunale di Savona a convalidare il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza di Albenga onde scongiurare ulteriori gravi conseguenze per la sicurezza pubblica e per l’ambiente. I proprietari dell’area sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per gravi reati ambientali.