Politica

Polemica sull’ospedale unico, Di Tullio contro tutti: “Risorse vanno concentrate, spero che Miceli e Paita riflettano”

Livio Di Tullio

Savona. In questi giorni è certamente uno dei temi più caldi, finito al centro di numerosi botta e risposta tra amministratori locali ed esponenti della Regione. E’ la polemica innescata dalle dichiarazioni del vicesindaco di Savona Livio Di Tullio a proposito degli ospedali della provincia. La proposta lanciata da Di Tullio parla di ridurre il numero dei nosocomi per crearne uno unico che concentri tutte le attività. Un’idea che non sembra aver raccolto molti consensi e che ha scatenato un fuoco incrociato contro il vice di Berruti.

Di Tullio però non ci sta ad incassare i colpi senza nemmeno alzare la guardia e, dalla sua pagina Facebook, è tornato ancora una volta sull’argomento per rispondere a chi lo ha attaccato: “Antonino Miceli , il mio amico e fratello Nino mi accusa di aver sollevato il discorso dell’unico ospedale per ambizioni personali. Naturalmente potrei replicare parlando delle sue e così si potrebbe avviare una discussione di grande interesse per i giornalisti e di nessun interesse per i Cittadini. Poi potremmo discutere se questo dibattito favorisce la Paita (che peraltro non ho mai detto che non intendo votare) oppure Berruti che non ha mai detto finora che intende candidarsi. Interesse per i Cittadini (e per la nostra responsabilità di Amministratori) pari a zero. Preferisco replicare a Miceli in un altro modo, in attesa che Lui voglia superare il nervosismo e tornare ad essere la persona con la testa sul collo che ho sempre conosciuto, capace anche di immaginare il futuro e non solo di sopravvivere stancamente all’esistente”.

“Che la situazione della rete ospedaliera e della sanità in generale, nella nostra Provincia sia particolarmente difficile è sotto gli occhi di tutti. Ogni volta che un Cittadino ha bisogno di un esame particolarmente importante deve sobbarcarsi lunghe attese – prosegue Di Tullio -. Esistono due ‘mezzi poli’ ospedalieri, uno tra Savona e Cairo, l’altro tra Santa Corona e Albenga. Sono ‘mezzi poli’ nel senso che nessuno dei due può sfruttare appieno tutte le sinergie che una sede unica offrirebbe, sia in termini di risparmio di costi che di efficacia e di efficienza nel rispondere alle necessità. Gli operatori del settore (tutti) si lamentano delle condizioni nelle quali si trovano ad operare. Nel ‘mezzo polo’ del Ponente c’è poi l’assurdità di un’ospedale nuovo ad Albenga (tanto che per ‘riempirlo’ è stato necessario integrare la sanità pubblica con quella privata) e uno che versa in condizioni gravi e comunque obsolete come quello di Santa Corona. Il sistema così fatto assorbe risorse preziose per utilizzi inutili”.

“Ai Cittadini possiamo raccontare che abbiamo difeso il loro Ospedale; lo possiamo fare tutti, però tutti sappiamo che sono contenitori che di Ospedale, nell’accezione più moderna del termine, non hanno più nulla. Sappiamo che entrando lì dentro saremo curati ma potremmo essere curati ancora meglio con meno costi per tutti e più risultati per chi soffre. Anche Nino lo sa bene. Perchè anche Lui, come me, parla con gli operatori, conosce bene quali sono le tendenze moderne, ne avrà parlato mille volte con Claudio Montaldo e con coloro che dirigono la sanità ligure, sa che gli Ospedali del futuro non sono luoghi deputati a far passare il tempo agli ammalati ma ad intervenire rapidamente, nella maniera più intersettoriale, con gli strumenti tecnologici più efficaci. Queste condizioni vanno concentrate, non disperse. E’ quanto è accaduto nei Paesi europei più moderni e nelle Regioni italiane più avanzate. Se si andasse da Renzi a raccontare come siamo messi, probabilmente, ci prenderebbe per matti. Siamo simili a qualche Regione del Sud più che alla Toscana o ad altre parti avanzate del nostro Paese. Lo dico perchè non basta dirsi Renziani e poi continuare con i vecchi sistemi e spero mi si voglia perdonare la punta polemica” aggiunge il vicesindaco di Savona.

Infine Di Tullio apre anche ad un ammorbidimento della sua posizione e propone una soluzione meno drastica: “Se poi si considera la mia opinione troppo ‘estrema’ almeno si prenda in esame un’altra ipotesi. Quella di avere tre Ospedali, uno nella zona di Taggia, l’altro su Albenga e il polo Savona-Cairo. Albenga (ma come si fa ad avere un ospedale nuovo e non sfruttarlo) può diventare il nuovo Santa Corona per non disperdere un nome così prezioso e una così lunga tradizione . Nella zona lasciata libera dall’attuale Santa Corona concentrare attività di riabilitazione e di cura. I danari che risparmieremmo potrebbero essere usati in tanti modi, sempre nella sanità; in questo modo nessuno perderebbe niente e tutti guadagneremmo qualcosa. Continuando così, tutti perdiamo qualcosa. Non dobbiamo decidere in due giorni ma almeno, proprio per l’occasione del rinnovo della Regione, iniziare a pensare al futuro, al cambiamento. Spero che Nino e anche Raffaella Paita , che annuncia che tutto resta com’è, con i 4 ospedali, riflettano. Lasciare la situazione com’è non ha nulla a che fare con il cambiamento . Del resto lo slogan ‘piedi per terra e occhi nel cielo’, come si capirà , funziona solo se si sta fermi. Se inizi a camminare guardando in aria, il rischio di prendere qualche facciata è piuttosto alto”.