Savona. Si sarebbe dovuto definire con un patteggiamento il procedimento che vedeva imputato Nicola Russo, il rapinatore seriale arrestato lo scorso novembre con l’accusa di aver rapinato quattro farmacie e di aver tentato un assalto ad un benzinaio. Questa mattina invece, a sorpresa, il giudice Emilio Fois, nel corso dell’udienza preliminare, ha respinto la proposta di patteggiamento concordata tra il pm Chiara Venturi e il difensore dell’imputato, l’avvocato Marco Iovino. Per Russo è quindi arrivato il rinvio a giudizio davanti al Collegio del tribunale.
Un verdetto inatteso visto che la strada per patteggiare sembrava in discesa a fronte del parere favorevole del pm. Il giudice Fois ha invece ravvisato che nel calcolo della pena non fosse contestata la recidiva e di conseguenza, non ritenendola congrua, ha optato per il rinvio a giudizio. E’ probabile che la stessa proposta di patteggiamento venga ripresentata ai giudici nel corso del processo.
Russo, dopo l’arresto, aveva confessato le rapine alle farmacie Fascie, Alla Torretta, Di Lavagnola e Padovani di Savona ed il tentato assalto al distributore di benzina Esso di lungomare Matteotti. L’uomo, che era stato rinominato il bandito del “casco bianco” visto l’abbigliamento scelto nei suoi assalti, nello scorso febbraio aveva anche scritto una lettera per chiedere pubblicamente scusa.
Nel messaggio, indirizzato ai suoi familiari, all’assistente sociale, al magistrato di sorveglianza ed educatori del carcere, dei quali ammetteva di aver tradito la fiducia, ma anche alle vittime delle rapine, Russo ringraziava le forze dell’ordine, i carabinieri e la polizia, per averlo “subito fermato”. In poco più di una paginetta scritta in stampatello, affidata al suo legale Marco Iovino, il trentacinquenne di origini napoletane spiegava di aver agito per colpa della tossicodipendenza e della conseguente necessità di trovare soldi per comprarsi la droga.
“Chiedo umilmente perdono per quello che ho fatto – scriveva Nicola Russo – anche se non ero in me. Ero in preda alla cocaina e all’eroina perchè sono un tossicodipendente, ma non giustifica quello che ho fatto, i miei sbagli. Ero uscito da poco in semi libertà dopo tredici anni di carcere e nei primi sei, sette mesi tutto è filato liscio”. Poi però si è ritrovato solo visto che la moglie è rientrata a Napoli con il figlio tredicenne (“Un ragazzo d’oro che non merita realmente un padre come me e dovrebbe davvero odiarmi”) che doveva riprendere la scuola: “Lei faceva la spola da Napoli a Savona – si leggeva nella lettera – e non si è accorta di nulla. E per me sono seguiti i nuovi guai con la giustizia”.
“La cosa più importante è che non ho fatto del male ha nessuno” ammetteva Russo che poi porgeva le sue scuse “a tutti quelli che mi hanno dato una possibilità per riabilitarmi. Ho deluso tante persone che hanno avuto fiducia in mese. Vi chiedo umilmente scusa. Se potete, perdonatemi. È giusto che paghi per ciò che ho fatto”.