Quiliano. Nel Consiglio comunale di Quiliano tenutosi venerdì i consiglieri del gruppo “Progetto Comune” non hanno votato in modo favorevole in merito alla “Convenzione – Accordo Consortile – Per la costituzione della Centrale Unica di Committenza tra i Comuni di Vado Ligure e Quiliano”.
“Nell’intervento del sottoscritto – spiega il capogruppo Nicola Isetta (nella foto) -, abbiamo evidenziato che nei fatti concreti dell’applicazione amministrativa, questa impostazione del legislatore nazionale non produce risparmio economico, snellimento amministrativo e miglioramento della qualità del servizio per il nostro Comune e per la nostra comunità”.
“Altresì – evidenzia – non ci hanno convinto le ragioni di strategia e di opportunità presentate dall’amministrazione comunale in merito alla costituzione della centrale unica di committenza, con il Comune di Vado Ligure, dove lo stesso Comune di Vado sarà capofila. Il nostro gruppo consigliare ritiene che non sia sostenibile e accettabile una impostazione dove da una parte vengono sbandierate leggi nazionali che dovrebbero produrre risparmi, efficienza, miglioramento della qualità del servizio e poi nei fatti quando queste vengono presentate e applicate a livello locale producono effetti totalmente diversi”.
Isetta prosegue citando dal sito Anci la parole secondo le quali la stessa Associazione Nazionale Comuni d’Italia “esprime forte preoccupazione per il rischio di paralisi dell’attività dei Comuni, determinato dall’entrata in vigore della legge di conversione del Dl 66. All’articolo 9 si prevede infatti il divieto per i Comuni non capoluogo di provincia di acquisire lavori, servizi e forniture in assenza di una centrale unica di committenza, e si stabilisce che l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici non rilasci il Codice Identificativo Gara (Cig) ai Comuni non capoluogo di provincia che acquisiscano lavori, servizi e forniture senza che questi si uniscano, costituiscano un accordo consortile, ricorrano ad un soggetto aggregatore o alle Province”.
“La norma insomma, secondo l’Anci, risulta non solo del tutto inapplicabile, ma in netta controtendenza rispetto ai principi di semplificazione e snellimento delle procedure, nonché con la volontà del Governo di rilanciare l’economia. Nel caos applicativo che ne discenderebbe, infine – conclude Isetta -, Anci segnala con preoccupazione il rischio che trovino terreno fertile soluzioni di corto respiro proposte da soggetti non istituzionali e finalizzate a eludere la normativa”.