Celle Ligure. Non si arresta l’eco dell’arresto di Massimiliano Casareto, il 45enne responsabile della casa-famiglia “La Mimosa” di Celle arrestato venerdì con l’accusa di aver compiuto, dal 2001 al 2009, di aver compiuto atti sessuali su tre minori a lui affidati.
Ieri, nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Emilio Fois, si è difeso parlando di gesti affettuosi da parte sua nei confronti dei ragazzi, ma il tenore sarebbe stato quello di un “normale” contesto familiare: abbracci e baci sulle guance, dunque, ma sempre negli ambienti comuni della casa ed in presenza di altre persone. Nessun mistero, e soprattutto nessun bacio sulla bocca né palpeggiamenti
Oggi l’associazione Papà separati in una nota chiede di far luce sulla vicenda e si interroga sulla metodologia con cui queste case famiglia, istituti o quant’altro siano accreditati dalla regione.
“Riteniamo che la responsabilità maggiore stia proprio in quegli organismi amministratavi e politici che dovrebbero vigilare sulle strutture dove sono ospitati dei minori.
Domanda all’assessore Lorena Rembaudi che sappiamo essersi stupita per l’accaduto : ” la legge 328 del 2000 che è stata enfatizzata nel convegno del 2010 a Genova al museo Galata, come mai non è ancora applicata ? – spiega nella nota Mauro Lami, presidente dell’associazione – Nel art.13 della suddetta legge viene prevista la carta dei servizi sociali: Non crede l’ assessore che questo come tante altre non applicazioni delle leggi portino a casi come quello della struttura della Segesta o dell’ istituto di Celle? . Riteniamo che da parte sua ci siano delle responsabilità politiche evidenti.” conclude l’associazione