Cronaca

Violenze Vada Sabatia, la Cgil si scaglia contro l’ipotesi telecamere

Savona. La Cgil prende una posizione in merito ai maltrattamenti avvenuti alla “Vada Sabatia. Lo fa attraverso le parole del Segretario regionale Cgil Liguria, Francesco Rossello, e del Segretario Generale Funzione Pubblica Cgil Liguria, Vladimiro Furini. “Non c’è dubbio che tutti dobbiamo adoperarci e collaborare affinché una vicenda come quella del reparto 3D della struttura sanitaria gestita da Segesta a Vado Ligure non si ripeta mai più. Da questo punto di vista, il Sindacato è impegnato a discutere le soluzioni opportune, anche perché questa è la strada per tutelare i tanti operatori che svolgono con abnegazione il proprio lavoro. E’ proprio pensando ai tantissimi lavoratori per bene che riteniamo sbagliata la proposta dell’assessore Montaldo di utilizzare le telecamere per garantire la sicurezza dei pazienti”.

I segretari Cgil proseguono sulla questione delle telecamere: “Capiamo che questa vicenda porti emotivamente a sostenere che l’installazione di telecamere sia la soluzione. Certo, in quella situazione, le telecamere hanno consentito di impedire il perpetrarsi di pratiche tanto atroci. Ma in situazioni normali, che sono la maggioranza, le telecamere finirebbero per diventare sia una presenza ingombrante per i pazienti nel compimento dei gesti quotidiani più intimi, sia una costante conosciuta e prevedibile, quindi inefficace, costituendo anzi il certificato di operato corretto anche laddove così non fosse. Esiste inoltre un’approfondita ‘letteratura’ di reati legati alla diffusione illecita di filmati”.

“La proposta di installare le telecamere è pertanto inefficace, ma ha un forte impatto mediatico e confida sul rifiuto da parte delle Ooss. Rifiuto che prontamente arriva, perché la risposta è sbagliata. La soluzione che proponiamo noi è più ardita perché chiediamo di rendere realmente efficaci i sistemi di controllo e verifica sulle strutture accreditate. Ci vuole meno burocrazia e più sostanza. In particolare è necessaria la verifica immediata delle funzioni di direzione, delle qualifiche professionali e del rispetto dei contratti da parte dei datori di lavoro. Bisogna rendere obbligatoria la costituzione di comitati di partecipazione degli utenti e loro familiari con compiti di verifica dell’andamento delle strutture residenziali. Infine, bisogna predisporre piani di formazione, aggiornamento e addestramento continui e obbligatori del personale”.

Poi, la Cgil punta il dito sulla Regione: “Evidentemente gli strumenti e le procedure di controllo della Regione non funzionano, tant’è che, ancora una volta, è la magistratura a scoprire queste gravi situazioni. Sarebbe opportuno che l’Assessorato, invece di proporre funzioni di polizia, utilizzasse strumenti propri per qualificare e motivare il personale. Con queste proposte sfideremo la Regione chiedendo che sia modificato il testo di legge sugli accreditamenti in discussione, dando la piena disponibilità a introdurre strumenti strutturali quali quelli sopra esposti”.

E conclude con l’ennesimo “j’accuse”: “Speriamo che la Regione mostri la sensibilità evidenziata in altre occasioni. In caso contrario, non saremo noi a non voler mettere le telecamere, saranno loro a non volere cambiamenti strutturali”.