Cronaca

A Loano il chiosco “fantasma”, non esiste per catasto e demanio ferroviario: esposto in Procura

Loano. Un chiosco fantasma, o quasi, da oltre 30 anni, senza che nessuno si accorgesse di nulla, privo di regolare accatastamento e sconosciuto per il demanio ferroviario (con una porzione della struttura nei pressi della linea ferroviaria). Stiamo parlando del chiosco di lungomare Marconi a Loano che, seppur a norma sotto il profilo urbanistico e di licenza per gli anni della sua longeva attività, con relativa concessione demaniale, non risulta in regola per una possibile acquisizione da parte di altri soggetti.

Il vecchio titolare è deceduto nel gennaio 2013 e dopo di allora il chiosco è stato chiuso, inattivo nella stagione scorsa e diventato spesso ritrovo di extracomunitari durante la notte. Una struttura ormai fatiscente, immersa nel degrado, ma che ha attirato un potenziale acquirente, Riccardo Ravelli, il quale dovuto affrontare il problema con i tre eredi del chiosco, la moglie dell’ex proprietario, la figlia che è sotto tutela legale ed un altro nipote. Alla fine, nonostante le loro discordie, si era arrivati ad un accordo che ben presto è stato osteggiato dal legale di uno dei nipoti.

A questo punto, visto l’approssimarsi della stagione, ha concluso un contratto preliminare per la cessazione dell’azienda commerciale solo con l’anziana donna, ricevendo le chiavi della struttura ed iniziando i lavori di bonifica e pulizia della struttura, nella speranza di poter chiudere la trattativa con l’atto notarile anche con la figlia e l’altro nipote. Ma la cosa non è andata giù ad uno degli eredi, che alla fine ha bloccato la pratica, pronto a cedere ad altri, almeno per la sua quota, un terzo del valore complessivo.

La cosa singolare è che poco dopo la stipula del contratto preliminare e dell’inizio dei lavori sono arrivati prima i vigili urbani e lo stesso comandante della polizia municipale ed in seguito la stessa Capitaneria di porto, per verificare le opere di messa in sicurezza e la regolarità della struttura. Nessun verbale è stato notificato al signor Ravelli, che quindi ha proseguito con la sua attività.

Ma la scoperta del chiosco “fantasma” arriva quando l’acquirente ha incaricato un architetto di svolgere una perizia sul valore della struttura, in modo da accelerare l’iter almeno con l’altra nipote erede, con il legale che aveva richiesto la documentazione da vagliare al giudice tutore della ragazza. Ebbene anche dai controlli in Comune il chiosco è risultato con concessione ormai scaduta, ma sopratutto privo di citazione catastale in quanto per Rete Ferroviaria Italiana non esiste, e non è mai esistito.

Ora l’acquirente, che non potrà partire con la stagione, ha presentato con il suo legale un esposto in Procura e ne farà seguito un altro…”Prima della trattativa ho chiesto più volte se fosse tutto a posto e mi ha stato risposto di sì, peccato che così non è…E per comprare bisogna mettere la struttura in regola dal punto di vista amministrativo, sempre a mie spese…” dice Ravelli.

“Non c’è un atto di successione sul chiosco da parte degli eredi, la concessione demaniale è scaduta, non esiste proroga sulla licenza, e poi non c’è la presenza sul catasto e sul demanio ferroviario e per comprare mi hanno riferito che dovrà pronunciarsi addirittura il Cda di Rete Ferroviaria Italiana: questa è la triste situazione…”.

“Ho sempre voluto andare fino in fondo, rilevare il chiosco e fare la stagione ma di fatto mi è stato impedito…Ora con gli esposti chiedo chiarezza e giustizia e sono pronto a chiedere i danni qualora non si arrivasse alla vendita. Il mio obiettivo, come sempre detto, è mettere a posto il chiosco e regolarizzarlo, per riaprirlo e gestirlo durante l’estate per valutare una cessione a terzi, già interessati, invece è tutto fermo: un chiosco fatiscente, non in regola e che non lavora…” conclude Ravelli.