Savona. E’ stato condannato a sei mesi e sei anni di reclusione, oltre alle pene accessorie, il pizzaiolo egiziano, I.M., 39 anni, che era accusato di maltrattamenti, sequestro di persona e violenza sessuale nei confronti della, ormai ex, moglie, una trentenne italiana. La sentenza di condanna (il pm aveva chiesto per lui 8 anni di reclusione) è stata letta nel pomeriggio di oggi dal collegio del tribunale di Savona.
Secondo quanto emerso durante il processo a scatenare la folle gelosia dell’uomo sarebbero stati dei messaggi che la moglie si era scambiata con un ex collega di lavoro. In una delle scorse udienze l’amico della donna aveva spiegato di averla conosciuta anni prima proprio per motivi professionali e di averla poi persa di vista. Tramite Facebook i due si erano ritrovati e avevano ripreso a sentirsi riallacciando l’amicizia. Prima i messaggi venivano scambiati solo sul social network, ma dopo qualche tempo erano arrivati anche degli sms. Sarebbe stato proprio controllando il telefono della donna che il marito, un uomo definito come molto “possessivo e geloso”, aveva perso la testa contro di lei.
Secondo quanto gli veniva contestato dagli agenti della Squadra Mobile, che lo avevano arrestato nel febbraio 2011, il pizzaiolo in quell’occasione aveva segregato in casa la moglie. La trentenne sarebbe stata costretta a stare nuda in piedi per più di due ore, sotto la minaccia di un coltello, davanti al marito che aveva voluto in questo modo umiliarla e punirla. Un episodio che, secondo quanto denunciato dalla donna, era soltanto l’apice di una serie di soprusi, come insulti e schiaffi per futili motivi, che andavano avanti da tempo. Violenze alle quali, una sera, si sarebbe aggiunta anche una violenza sessuale: l’uomo l’aveva costretta ad avere un rapporto.
Questa mattina l’egiziano, che dal 2006 viveva a Savona, è stato condannato anche a nove mesi di reclusione per il possesso e la modifica di una carabina ad aria compressa che i poliziotti avevano ritrovato nell’abitazione della coppia insieme ad un coltello di tipo orientale. Il difensore del pizzaiolo, l’avvocato Giovanna Vigna, una volta esaminate le motivazioni della sentenza (contestuali al dispositivo), probabilmente deciderà di ricorrere in Appello.