Cronaca

Tirreno Power, ecco come lo “studio epidemiologico osservazionale” proverebbe il nesso tra danno ambientale ed emissioni

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Vado L. “Studio epidemiologico osservazionale”. E’ questa la denominazione della ricerca che, di fatto, secondo la Procura di Savona, accerta l’esistenza di un nesso causa-effetto tra le emissioni della centrale termoelettrica di Vado e i danni per la salute e per l’ambiente delle aree più vicine all’impianto. Uno studio, al quale si fa ampiamente riferimento nel dispositivo di sequestro dei due gruppi a carbone di Vado firmato dal gip Fiorenza Giorgi, che per i magistrati non lascerebbe spazio ad altre interpretazioni.

La ricerca si basa su un disegno “caso-controllo” della popolazione. Ovvero si procede confrontando due gruppi all’interno di una medesima popolazione di riferimento, che nel caso dell’inchiesta su Tirreno Power ha riguardato le persone residenti in 23 Comuni della fascia costiera (con esclusione di quelli che fanno parte della Valbormida ritenuti non utilizzabili vista la presenza di una cokeria a Cairo) per un totale di circa 157 mila soggetti. Basandosi sulle schede Istat dell’ultimo censimento, la popolazione di riferimento è stata suddivisa in due gruppi: uno, quello definito dei “casi”, formato dalle persone affette da quelle patologie, in prevalenza cardiovascolari e respiratorie, che sono state prese in esame; l’altro gruppo, quello denominato di “controllo”, costituito dalle persone “sane” o che manifestano disturbi non presi in esame.

Nel gruppo dei “casi” ci sono per esempio tutti i bimbi con l’asma, i quattordicenni con enfisema o altre patologie simili, mentre nell’altro si trovano, tra quei 157 mila, i soggetti che non hanno quelle malattie. Una volta indivduati i gruppi, si procede con un confronto tra loro in riferimento ai fattori di rischio, che in questo caso sono la centrale e altre potenziali cause prese in esame. Facendo questa sovrapposizione, mettendo quindi insieme le patologie, i ricoveri ospedalieri, le morti per queste malattie, escludendo allo stesso tempo le altre possibili cause di morbilità e mortalità perché ritenute non plausibili, è venuta fuori una tabella con dei numeri, che sono quelli previsti nel modello matematico sviluppato dai consulenti. Il gip ha preso in esame i numeri più piccoli, quelli del modello matematico e non di quello sperimentale che prevede un numero di morti ancora maggiore.

Un ulteriore verifica è arrivata dal confronto dei “casi” con le zone dove si è registrata la “rarefazione dei licheni”: il risultato è che i dati sono praticamnete sovrapponibili. Di qui la conclusione dei consulenti, condivisa ovviamente dalla Procura, secondo cui, o c’è un’altra causa di inquinamento, o questi danni sono provocati dalla centrale.

Una tesi che, nel dare il consenso al sequestro, anche il giudice Giorgi riprende nel suo dispositivo in cui si legge che “il danno per la salute, inteso quale significativo aumento della morbilità e mortalità nelle aree di ricaduta della centrale, di entità tale da integrare senza dubbio la nozione di ‘disastro’ di cui alla fattispecie prevista dall’articolo 434 del codice penale, nonché un pericolo per la pubblica incolumità, da individuarsi nel rischio di incremento di morbilità e mortalità, è correlato alla protrazione dell’attività della centrale termoelettrica ai medesimi livelli emissivi mantenuti sino ad oggi”.

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