Savona. Ventitré anni di reclusione. E’ la richiesta di condanna avanzata questa mattina dal pm Cristiana Buttiglione nei confronti di Hader Veshaj, il muratore albanese a giudizio con l’accusa di essere l’assassinio di Rina Marrone, l’orologiaia settantottenne freddata da un colpo di pistola il 19 ottobre 2012 nel suo negozio di via Niella, a Savona.
Questa mattina, davanti alla Corte d’Assise, si è conclusa la discussione del processo e, se il pm al termine della sua requisitoria ha chiesto la condanna, il difensore di Veshaj, l’avvocato Fabrizio Spigarelli, ha chiesto l’assoluzione sostenendo l’insussistenza delle prove a carico del suo assistito. Secondo l’accusa non ci sono dubbi sul fatto che ad uccidere Rina Marrone sia stato l’imputato. Contro di lui c’è la sua impronta digitale trovata sopra una rivista di annunci immobiliari lasciata sul bancone del negozio della vittima. Inoltre il muratore appare nei filmati registrati nelle ore antecedenti il delitto dalle telecamere di videosorveglianza dei negozi di via Niella. Per la difesa invece manca un movente e la rivista portrebbe averla toccata chiunque.
Due giorni fa in aula aveva parlato proprio Vesahj che aveva negato di essere l’omicida: “Ho visto i filmati. Quello sono io e quella mattina ero lì, ma non sono mai entrato nell’orologeria. Non so nemmeno dov’è e non ho mai visto la signora”.
Secondo gli inquirenti, Rina Marrone sarebbe stata uccisa proprio per nel contesto di un assalto degenerato e poi finito male. La donna era stata uccisa con un colpo di pistola di piccolo calibro, sparato, come aveva confermato in aula il medico legale Marco Canepa da “distanza ravvicinata”, “da 15-20 centimetri, mezzo metro al massimo”.