Savona. Una lunga deposizione durante la quale, come già aveva fatto in passato, non ha usato giri di parole e non si è nascosto. L’udienza di ieri pomeriggio del processo per la tranche fiscale dell’inchiesta Dumper, che ha indagato su un presunto giro di false fatturazioni, si è incentrata sulla lunga audizione dell’imprenditore Pietro Fotia. Una testimonianza durante la quale Fotia, finito a giudizio quale amministratore di fatto della Scavo-Ter insieme ad altri due imprenditori (Andrea Baccino e Mario Taricco), si è assunto le proprie responsabilità ammettendo di essere stato coinvolto in un giro di fatture false.
Fatture che sarebbero state “gonfiate” da una parte per questioni fiscali e dall’altra per avere liquidità da destinare all’azienda. “La società – ha detto – aveva tanto lavoro, bisogno di gente che lavorasse di giorno e di notte, di sabato, di domenica”. Una necessità che sarebbe stata soddisfatta impiegando operai, anche pensionati, “pagati in nero”. Ieri in aula l’avvocato Giovanni Ricco ha consegnato ai giudici una lista di 47 persone che, negli anni, avrebbe lavorato per Scavo-Ter pur non essendo inquadrati dalla società. Alcuni di loro saranno interrogati nella prossima udienza.
Fotia ha poi spiegato di aver fatto tutto da solo: “Non ho mai avuto incarichi ufficiali in Scavo-Ter, non sono mai stato amministratore, ma non mi sono neppure mai nascosto. Ero io a gestire la società. Perchè c’è chi è portato a trattare con le banche e chi a salire su un escavatore. E io non ho mai detto niente a nessuno, perchè il mio compiuto era di gestire l’azienda, e ne rispondevo io”.
L’imprenditore, al termine dell’udienza, si è ulteriormente sfogato: “Non hanno distrutto me, ma è stato ingiustamente tolto il lavoro a tante persone. Non solo chi lavorava per Scavo-Ter, ma anche all’indotto della società. Una società che nella sua vita ha fatturato 110.000.000 milioni di euro e che non doveva pagare un conto così salato per aver evaso 140.000 euro. Credo che questo non possa giustificare 14 mesi di controlli presso i nostri uffici e 52 processi fatti negli ultimi due anni e mezzo. Abbiamo pagato 420.000 euro di avvocati e ci sono alcune parcelle parcelle che devo finire di pagare”.
“Per quanto riguarda riguarda Vado Ligure e l’inchiesta Dumper ho pagato il 42% di sponsorizzazione a fronte di 1.500.000 euro di lavori eseguiti, come dicono gli atti e documenti che, fin dal primo giorno, sono in possesso degli inquirenti. Credo che chi si era fatto un idea completamente diversa dovrebbe oggi pubblicamente ammettere che si è sbagliato, ma questo lo fanno i veri uomini. Se chi si sente di esserlo lo fa non è una vergogna” prosegue nel suo sfogo Fotia.
Per quanto riguarda le accuse contestate ad un altro degli imputati, Mario Taricco, che avrebbe incassato per conto di Fotia assegni circolari per 90 mila euro, collegati a fatture false, Fotia ha fornito una spiegazione ben precisa. Il patron di Scavo-Ter ha spiegato di essersi rivolto a Taricco (“lo conoscevo da anni e non gli ho dato nulla in cambio”) perchè in quel momento i conti bancari erano in sofferenza e se li avesse versati, la banca si sarebbe trattenuta la parte di cui era creditrice. Taricco a sua volta nella deposizione di ieri in aula, ha ribadito di ignorare l’esistenza di fatture false: “Per me Scavo-Ter era un’azienda che andava bene. E poi erano assegni circolari, perchè non avrei dovuto fidarmi?”.