India. E’ un altro martedì di “nulla di fatto” per la vicenda che vede rinchiusi nel carcere di Varanasi due italiani, l’ingauno Tomaso Bruno e la torinese Elisabetta Boncompagni, condannati in primo e secondo grado all’ergastolo per la morte del loro amico e compagno di viaggio Francesco Montis.
“Oggi anche il nostro caso era in elenco davanti alla Corte N.9 presieduta dal giudice Chandramauli KR. Prasad – racconta la madre, Marina Maurizio – ma come ogni martedì, ormai da mesi, si sono discusse solo due cause su un totale di 24 in lista”. Anche oggi il caso di loro figlio Tomaso non è stato quindi discusso davanti alla Corte Suprema di New Delhi, dove dovrebbe iniziare il processo di terzo grado.
Nei primi due gradi di giudizio, i due giovani, albenganese lui e torinese lei, sono stati condannati all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso nell’hotel Buddha di Varanasi nel febbraio del 2010 il proprio compagno di viaggio, Francesco Montis, durante un soggiorno in India, e per questo sono in carcere da 4 anni.
“Mai come oggi però questo aggiornamento è stato propizio – scrive però la madre, riferendosi al clima venutosi a creare dopo il caso dei due marò – Con questo clima non sarebbe certo opportuno giudicare due italiani… è solo il mio pensiero, i casi non sono in relazione ma i dubbi verrebbero a chiunque”.
“Mi auguro che a breve tutto si possa risolvere serenamente e che Salvatore, Massimiliano, Tomaso ed Elisabetta possano tornare a casa presto”, concludono Marina Maurizio e Luigi Euro Bruno, tentando di guardare oltre e sperando in una conclusione positiva nonostante il percorso tortuoso. La prossima udienza dovrebbe tenersi come al solito di martedì, ma si attende la conferma sabato, giorno in cui la Corte Suprema decide il calendario della settimana successiva.