Cronaca

Si frattura una gamba e muore durante il ricovero in Rsa di Varazze: chiesto il rinvio a giudizio per 3 medici

tribunale Savona

Savona. Si rompe un ginocchio, viene ricoverata all’ospedale e poi trasferita in una residenza protetta per terminare la degenza, ma due settimane dopo muore. E’ il caso di una donna di 73 anni, Caterina Araco, deceduta il 14 settembre del 2012, dopo un ricovero di una settimana nella struttura “La Villa” di Varazze. Una vicenda che, dopo l’esposto-denuncia dei famigliari della donna, aveva portato la Procura ad aprire un’indagine per omicidio colposo nei confronti di tre medici della rsa varazzina.

Si tratta del direttore sanitario della struttura, G.T., e di due medici, uno specialista in endocrinologia, D.N., e uno di medicina generale, E.C., che, secondo l’accusa, in concorso e con ruoli diversi, somministrando una terapia errata avrebbero causato la morte della paziente, che soffriva di diabete mellito di tipo 2. In particolare, come stabilito dall’autopsia e dalla successiva perizia medico legale, la signora era morta per uno “shock da bassa portata”, dovuto ad un sovradosaggio del farmaco “metformina” che avrebbe portato ad una “grave acidosi metabolica lattacidemica” unita ad una “insufficienza renale acuta”. Una complicanza che, per il sostituto procuratore Giovanni Battista Ferro, era intervenuta perché i sanitari della struttura non avevano modificato la terapia davanti ad alcuni sintomi della signora che avrebbero dovuto (sempre secondo l’accusa) fargli modificare la posologia del farmaco antidiabete.

Caterina Araco, entrata nella Rsa in “discrete condizioni” (con la prescrizione di indossare una ginocchiera rigida per 25 giorni e di perdere peso), fin dall’ingresso nella struttura, il 7 settembre del 2012, non si sarebbe alimentata regolarmente ed era in condizioni di accertata insufficienza renale (come rilevato all’inizio della degenza all’Ospedale San Paolo di Savona). Nonostante il perdurare della sua condizione ed il presentarsi di nuovi sintomi (tra cui prurito, nausea e un dolore toracico), i medici avrebbero proseguito a pieno regime la terapia con metformina non diagnosticando lo “scompenso renale” e un inizio di “acidosi metabolica”. Un disturbo che, se diagnosticato, avrebbe dovuto prevedere (come indicano le linee guida all’interno del foglietto illustrativo del farmaco), una sospensione della somministrazione. Le condizioni della paziente erano via via peggiorate fino a quando, la sera del 14 settembre, non era stato necessario un ricovero urgente al San Paolo dove, nonostante i tentativi di rianimarla, la donna era deceduta.

Nei confronti dei tre medici è già arrivata la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm Ferro. Questa mattina il gup Emilio Fois avrebbe dovuto decidere in merito, ma l’udienza è stata rinviata per l’impedimento di uno dei difensori degli imputati. Nel frattempo i famigliari della signora Araco si sono costituiti parte civile nel procedimento con l’assistenza dell’avvocato Giovanni Maglione.