Savona. E’ continuata questa mattina, nell’aula magna del tribunale di Savona, la sfilata dei testimoni del pm nell’ambito del processo per la vicenda di una maxitruffa alle finanziarie Citifin e Findomestic. Una vicenda che aveva preso le mosse da un’indagine dei carabinieri di Savona battezzata “Operazione Broker” e che vede a giudizio 32 persone.
Le accuse per i diversi imputati (tra cui Lillo Mannarà e Fabio Interrante, considerati tra le menti della truffa), a vario titolo ed in concorso, vanno dalla truffa al falso, ma anche all’associazione per delinquere. In udienza preliminare erano state stralciate alcune delle contestazioni contenute nei vari capi d’imputazione (che sono più di 150) tra cui quella di falso in impronta (per aver falsificato alcuni timbri dell’Inps e dell’Inail).
Questa mattina è stato ascoltato uno dei carabinieri che si è uccupato delle indagini che ha ricostruito come i militari le hanno condotte. Poi è toccato a due funzionari delle finanziarie raggirate che hanno spiegato nel dettaglio il funzionamento dell’iter per l’erogazione dei prestiti. Infine hanno testimoniato alcuni commercianti ed imprenditori savonesi i cui nomi, secondo la tesi dell’accusa, erano stati usati per creare delle buste paga fittizie da allegare come garanzia alle domande di finanziamento: tutti hanno confermato che quei prospetti di paga (mostrati in aula) non erano stati emessi da loro.
Al termine delle audizioni il processo è stato rinviato al prossimo 17 marzo quando saranno sentiti gli ultimi testimoni del pubblico ministero, gli imputati che hanno chiesto di essere sottoposti ad esame ed infine i primi testi delle difese.
In origine gli imputati nel procedimento erano 37, ma in cinque avevano scelto la via del patteggiamento. Le truffe alle finanziarie erano venute alla luce dopo che, dalle indagini dei carabinieri, era emerso che i prestiti di denaro e piccoli finanziamenti erano erogati (per importi che variavano dai 4 ai 15 mila euro) a clienti che non avevano i requisiti per poterli ottenere perchè erano disoccupati o non offrivano le opportune garanzie. Il tutto allegando alle domande di finanziamento finte lettere di assunzione, falsi contratti di lavoro e buste paga con tanto di timbro dell’Inail (e questo è un reato particolare, l’uso di sigilli dell’amministrazione statale), intestati a ignari esercenti della provincia di Savona: ristoratori, albergatori, imprenditori edili.