Cronaca

Processo per false fatturazioni a Fotia e altri 3 imprenditori: udienza con “fuori programma” in tribunale

Savona Tribunale

Savona. E’ ripreso questa mattina il processo per il presunto giro di false fatturazioni relativo al filone “fiscale” dell’inchiesta Dumper che vede a giudizio l’imprenditore Pietro Fotia insime ad altre tre persone, Mario Taricco, Andrea Baccino e Vittorio Baghino. L’udienza di oggi stava procedendo con l’esame di uno degli imputati, Andrea Baccino, ma ha poi fatto registrare un “fuori programma” che ha avuto come protagonista Pietro Fotia (che già nella scorsa udienza aveva attirato su di sè l’attenzione con delle dichiarazioni spontanee ai giudici).

Questa mattina a mandare su tutte le furie l’imprenditore (come testimonia un video diffuso su youtube dalla Casa della Legalità – autorizzata dal tribunale e dalle parti a fare riprese video e fotografiche durante l’udienza) è stata la presenza in aula di un operatore che documentava con una telecamera il processo. Lasciando l’aula Fotia si è rivolto ai giudici e al pm definendo la situazione come una “pagliacciata”.

Lo sfogo dell’imputato è proseguito per circa un minuto poi ha abbandonato l’aula. A quel punto l’esame dell’altro imputato è proseguito senza intoppi ed al termine dell’audizione il procedimento è stato rinviato al prossimo 12 marzo.

Insieme a Fotia, amministratore della Scavo-Ter, sono a giudizio nel procedimento per le false fatture appunto Mario Taricco, già titolare dell’omonima ditta di ferramenta e duplicazione chiavi in via Giacchero, Andrea Baccino della Bbg Costruzioni e Vittorio Baghino. Per tutti l’accusa è di aver creato un giro di false fatturazioni che avrebbe coinvolto, oltre alla Scavo-Ter, anche le altre aziende che avrebbero fornito documentazioni false per raggirare il fisco.

Il filone fiscale dell’inchiesta Dumper era scattato in seguito ad un controllo della Guardia di Finanza, nel 2009, negli uffici della Scavo-Ter a Vado Ligure. Dalla verifica – si legge nelle 50 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata nel maggio 2011 dal gip Fiorenza Giorgi – “emergevano rilevanti rapporti economici e finanziari con diverse società risultate essere evasori totali e che non risultavano in attività”.

Dai successivi controlli era poi emerso che queste società (Quasar Cg Srl, Società Costruzioni Generali Srl, Aaronne Srl, Aaronne Consorzio, Badrock Srl) – sempre secondo l’accusa – “avevano emesso fatture in tutto o in parte inesistenti nei confronti della Scavo-Ter, la quale aveva in tal modo ottenuto vantaggi fiscali illeciti e la costituzione di fondi occulti, realizzati anche attraverso complessi passaggi fiscali e triangolazioni” negli anni tra il 2007 e il 2010. Un presunto giro di fatture illecite per importi che, nel complesso e considerando tutte le aziende coinvolte, si aggirano secondo l’accusa intorno ai 3 milioni di euro.

In un primo momento nell’inchiesta (la stessa che aveva anche portato in manette l’ex dirigente dell’ufficio tecnico di Vado Roberto Drocchi che ha già patteggiato) era finito nel mirino dei magistrati anche il legale rappresentante di Scavo-Ter, Donato Fotia, fratello di Pietro, che però non solo non risulta indagato, ma anzi figura come “danneggiato”: nell’ipotesi di reato a carico del fratello Pietro si legge infatti “…all’insaputa del legale rappresentante dell’azienda”.

In sede di udienza preliminare avevano invece patteggiato altri due imprenditori per cui il pm Ubaldo Pelosi aveva chiesto il rinvio a giudizio, ovvero Maximiliano Gandolfo, titolare della Cg Quasar di Altare (al quale veniva contestata anche la bancarotta fraudolenta) e Roberto De Maestri, titolare della Società Costruzioni Generali. Il primo aveva patteggiato due anni e sei mesi di reclusione, mentre il secondo, aveva patteggiato sei mesi.