Finale Ligure. Le due parole ripetute più spesso sono “delusione” e “vergogna”. E la notizia sta nel fatto che il bersaglio non sono azienda o istituzioni, o meglio non solo: i veri imputati sono i sindacati regionali, e se ad attaccarli è l’Rsu di Piaggio la cosa fa scalpore.
Avrebbe dovuto essere una giornata cruciale per l’azienda finalese quella di ieri, con il doppio tavolo romano: al Ministero dello Sviluppo Economico per discutere il piano industriale e al Ministero del Lavoro per parlare di ammortizzatori sociali. “Avrebbe dovuto” perché, alla fine, del piano industriale, non si è mai parlato: e a quei tavoli, dice la Rsu, non ci siamo mai seduti.
“Siamo scesi a Roma tutti insieme perché era indispensabile iniziare a parlare del piano industriale – racconta furente Paola Boetto, della Rsu – Abbiamo fatto 14 ore di viaggio, e siamo stati in una sala al Ministero ad aspettare. Poi abbiamo visto che era iniziata una riunione ristretta con i segretari regionali: è durata tantissimo, due ore e mezza. Noi immaginavamo che fossero in ‘ristretta’ solo per affrontare, col Ministero del Lavoro, alcuni dettagli sulla cassa integrazione, quindi eravamo tranquilli che poi si sarebbe potuto iniziare, anche più tardi, la nostra riunione, quella vera, quella per la quale siamo scesi a Roma. Non è iniziato nulla”.
Nelle stanze chiuse al piano di sopra, mentre la delegazione della Rsu attendeva, azienda, Regione e sindacati regionali hanno deciso una strategia diversa: tutto rimandato al 6 marzo, nella seda di Genova di Confindustria. “Rimandano per l’ennesima volta il nodo cruciale di questa questione – tuona Boetto – che è affrontare il piano industriale: perché ci sono esuberi, perché ci devono essere esternalizzazioni, se non sia possibile trovare soluzione alternative. Come ci si inizia a spostare su Villanova? Noi non sappiamo ancora nulla, non è possibile”.
La delusione è palpabile in tutti i componenti della Rsu: “Una cosa vergognosa, non ci si comporta così – attaccano – Così si rompe un’unità sindacale. Siamo profondamente delusi, e vogliamo che siano i regionali a venire a fare l’assemblea. Chiediamo il rispetto di tutto quello che è il sistema di confronto tra azienda e sindacato; vogliamo un dialogo sereno, e non distruttivo”.
“Noi pensavamo si potesse finalmente parlare di piano industriale, di cronotrasferimento dello stabilimento di Finale – rincara Marcello Pesce – in realtà siamo arrivati laggiù e ci siamo trovati i segretari regionali che hanno concordato, insieme all’azienda e alla Regione, qualcosa che noi non possiamo accettare. Non si può parlare subito di cassa integrazione e di ammortizzatori sociali senza entrare nel merito del piano industriale, è una cosa che non accettiamo”.
“Ora dovremo chiedere ai nostri segretari regionali di venire a fare l’assemblea lavoratori – dice Boetto – perché loro hanno fatto l’incontro, non noi, quindi loro dovranno spiegare che strategia hanno intrapreso”.
“Prima di tutto ora bisognerà tirare fuori i numeri del piano industriale, è la prima cosa che chiediamo. Devono venire fuori a carte scoperte, non si può più lavorare nel torbido – dicono dall’Rsu – Il trasferimento di uno stabilimento non è una cosa leggera, abbiamo bisogno assolutamente di parlare di tempi, di modi, di come allestire questo trasferimento. Speriamo di riuscire a parlare già un po’ di cronoprogramma prima dell’incontro fissato per il 6 marzo: magari già il 28 febbraio, nell’incontro calendarizzato per i carichi di lavoro”.