Pietra Ligure. Turbata libertà degli incanti, corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio e corruzione. Sono le accuse contestate, in concorso, ai tre dipendenti del Comune di Pietra Ligure, Fabio Basso, responsabile del settore servizi tecnici specializzati, Andrea Nencioni, geologo in forza agli uffici comunali, Vincenzo Trevisano, segretario comunale, e ai due dipendenti di Ata spa, Roberto Balbis e Mario Cena, colpiti questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare.
Tutta la vicenda ruota intorno alla gara per l’assegnazione del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti che sarebbe stata falsata a vantaggio di Ata. Un “favore” che, secondo gli inquirenti, era arrivato in cambio della promessa di assumere nell’azienda che avrebbe vinto la gara il figlio di Basso, Luca. Sarebbe stato proprio il responsabile del settore servizi tecnici, con l’intento di trovare un impiego per il figlio, a dare il la al giro di corruzione che poi ha coinvolto tutti gli altri indagati.
A Basso viene contestato tra l’altro anche il reato di truffa ai danni dello Stato perché, durante le indagini, attraverso le intercettazioni ambientali, i carabinieri hanno documentato che utilizzava l’auto di servizio, in orario di lavoro e senza timbrare l’uscita, per incontri privati.
Le indagini sono partite in seguito ad un esposto nel marzo del 2013. Da subito gli inquirenti (ad indagare sono stati i carabinieri di Albenga coordinati dal pm Daniela Pischetola) hanno potuto accertare quale fosse la situazione: dal 1995 l’Aimeri era la società che gestiva la raccolta dei rifiuti a Pietra Ligure, ma all’inizio dell’anno scorso (con una delibera comunale del 28 gennaio) era stata indetta una nuova procedura per la gara di assegnazione del servizio. Gara che si concluderà il 16 aprile 2013 con la vittoria di Ata. Gli accertamenti dei militari (il gip nell’ordinanza definisce “corposo” il materiale raccolto) individuano in Balbis, ai tempi impiegato della Aimeri, il punto debole su cui puntare per fare luce sulla vicenda. Le successive indagini hanno permesso ai carabinieri di ricostruire quello che, secondo loro, era il meccanismo corruttivo e turbativo della gara. Tutto ruoterebbe appunto intorno all’assunzione del figlio di Basso, Luca, nell’azienda che vincerà la gara.
Proprio la promessa della futura assunzione fatta a Basso rappresenta per la Procura il “pagamento virtuale” di una tangente per aggiudicarsi la gara da parte di Ata con l’aiuto proprio di Basso, Nencioni e Trevisano. L’idea, pensata secondo gli investigatori da Nencioni e Cena, prevedeva la vincita di Ata (in gara con una seconda ditta, la Teknoservice srl) grazie ad una ipervalutazione sull’offerta tecnica che potesse escludere le concorrenti. Ad effettuare la valutazione era stata la commissione composta da Nencioni, in qualità di responsabile del procedimento, e Trevisano, come presidente. Entrambi, per gli inquirenti, “manipolati” dalla forte personalità di Basso che mirava a sistemare il figlio.
Tra le accuse contestate in dettaglio a Basso e Nencioni quella di aver fornito a Balbis, all’epoca ancora dipendente della Aimeri, ma in proncinto di passare alla dipendenze di Ata, informazioni sull’andamento della procedura di gara. Dalle numerossissime intercettazioni ambientali (molti “meeting” tra gli indagati avvenivano anche fuori dall’ufficio, sul lungomare Bado) emergerebbe chiaramente il loro coinvolgimento nella turbativa della gara: “L’abbiamo fatta sporca” sarebbe stato il commento fatto da Nencioni a Cena dopo aver assegnato i punti della valutazione tecnica.