“Nassiriya, racconto di un carabiniere, marito e padre”, ecco il libro del militare Marco Pinna

Cerimonia finale Ligure Ghione

Calice L. Sabato prossimo, 11 gennaio, alle ore 17:30, nella Sala consiliare del Comune di Calice Ligure, si terrà la presentazione del libro intitolato “Nassiriya, racconto di un carabiniere, marito e padre (dieci anni dopo)”. E’ stato scritto da Marco Pinna, già appuntato del Nucleo radiomobile di Savona, partito volontario, come molti suoi colleghi, per la missione di pace in Irak, nell’estate del 2003. Il volume (78 pagine, 40 foto tutte scattate dall’autore) è stato curato dal giornalista Pier Paolo Cervone che ha scritto anche la prefazione.

Il racconto di Pinna, nato a Lanusei (Nuoro), 44 anni, residente a Finale Ligure e da oltre un anno trasferitosi nella vicina Calice, si dipana tra il 1° luglio e il 12 novembre 2003, ovvero dall’arrivo a Vicenza per un periodo di esercitazione-amalgama, che in realtà non c’è mai stato, e il giorno del tragico attentato davanti alla base italiana ospitata nei locali dell’ex Camera di commercio della città irachena diventata tragicamente famosa. Morirono 12 carabinieri, 4 soldati dell’esercito e due civili, oltre a nove iracheni. In tutto 27 persone. Una strage. I feriti furono 20: 15 carabinieri, quattro soldati e un civile. Tra le vittime il maresciallo capo Daniele Ghione, 30 anni, nato e residente a Finale, di stanza a Gorizia con il battaglione “Friuli”, figlio di Sergio, già appuntato dell’Arma in servizio a Finale, e di Oriella.

E’ un libro denuncia. Marco Pinna rivede quel triste periodo nei minimi particolari: l’angoscia, il costante pensiero della moglie e dei figli lasciati a casa, l’incredulità di fronte a certi ordini che arrivavano dall’alto, i primi giorni di un addestramento in realtà mai effettuato, l’arrivo in Iraq, le prime missioni, i bambini incontrati nel deserto sempre alla ricerca di acqua. E poi il nitido ricordo di quel maledetto 12 novembre 2003: i colpi di arma da fuoco, l’esplosione, il fumo, la polvere. E’ uno dei primi a soccorrere i colleghi feriti, si prodiga e in tutto quel bailamme non si accorge neppure di essere rimasto ferito pure lui, alla gamba destra. Quindi il rientro in Italia, il ricovero all’ospedale militare del Celio, la visita del Presidente Azeglio Ciampi, i funerali di Stato. E quelle parole che sentiva sempre ripetere: eroi i caduti di Nassiriya, eroi i feriti. Quanti politici, quanti generali si sono fatti belli davanti alla nazione pronunciando quella parola che riempiva la bocca. A dieci anni di stanza Marco Pinna è ancora in attesa di ricevere l’avanzamento di grado, nonostante la legge lo preveda. E non gli hanno neppure riconosciuto il privilegio di fregiarsi del distintivo d’onore di ferito in servizio. Per avere la medaglia d’oro di vittime del terrorismo, i reduci hanno presentare personalmente una domanda. Almeno quella è arrivata, ma a gentile richiesta.