Regione. Parole dure quelle usate dal giudice per le indagini preliminari, Roberta Bossi, nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’ex vicepresidente della giunta regionale della Liguria, Nicolò Scialfa.
”Ad onta del suo stato di incensuratezza, risulta coinvolto in condotte illecite predatorie e dissipatorie di risorse pubbliche, la cui realizzazione ha richiesto pervicacia nell’agire e ha lasciato emergere una totale indifferenza e spregio per gli interessi economici della collettività – si legge nell’ordinanza – Interessi che avrebbe dovuto al contrario tutelare, in ragione del suo elevato compito istituzionale e del contesto di grave crisi economica”.
Ma non solo. Prosegue il gip: ”L’utilizzo disinvolto e abnorme di pecunia pubblica, protrattosi per un considerevole arco temporale, la rilevante gravità dei reati posti in essere (sotto il profilo dell’entitù dei profitti illeciti conseguiti dall’indagato Scialfa e del correlativo danno arrecato alle risorse economiche della regione), la permanenza dell’indagato nella funzione di consigliere regionale, sono tutte circostanze che rendono concreto e attuale il pericolo di reiterazione dei reati”.
E nelle intercettazioni ricomprese nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato ai domiciliari Scialfa, particolare importanza riveste quella tra lo stesso Scialfa e il governatore Claudio Burlando che redarguisce l’ex capogruppo dell’Idv dicendogli infine “per essere chiari, io regalo bottiglie a Natale ma le pago di tasca mia”.
L’intercettazione è avvenuta pochi giorni dopo le perquisizioni domiciliari a carico di Scialfa e Fusco, già indagati, e la pubblicazione dell’elenco di oggetti acquistati con i soldi pubblici.
“Qui non è solo questione di legge – dice Burlando – ma di chiarezza. Sono troppi i casi per giustificarli come lo sbaglio di un impiegato, è il segnale di un normale andazzo. Voi avevate un meccanismo per cui il capogruppo non sapeva come spendeva i soldi del gruppo ma lo capisci che è una cosa incredibile?”.
L’Italia dei Valori, fanno sapere con una nota il segretario nazionale, Ignazio Messina, e il presidente Antonio Di Pietro è pronta a costituirsi parte civile nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Genova.
I difensori di Nicolò Scialfa, gli avvocati Andrea Vernazza e Guido Colella, hanno presentato
ricorso al tribunale del Riesame in relazione all’insussistenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato. “Trovo inconcepibile – ha spiegato Vernazza – che senza che vi sia stato alcun sostanziale fatto nuovo e senza che si possa rimproverare alcun comportamento di inquinamento probatorio venga emessa una misura cautelare coercitiva sul presupposto del concreto pericolo di reiterazione del reato solo perché Scialfa è ancora in carica come consigliere”.
“In realtà – ha detto il legale – come consigliere, da ottobre 2012 non percepisce alcun rimborso o indennizzo in quanto la situazione normativa è mutata e i versamenti ai gruppi regionali vengono utilizzati esclusivamente per il pagamento dei dipendenti e dei collaboratori del gruppo”. E ha aggiunto: ”Il merito delle contestazioni che non mi sembrano diverse da quelle già formulate inizialmente è da verificare sia sotto il profilo dei principi giudiziari sia sotto quello della rispondenza alla
realtà degli accertamenti”.