Genova. Per la prima volta uno dei superstiti della tragedia di molo Giano, a Genova, dove persero la vita nove persone. Giorgio Meo, militare della capitaneria di porto, racconta le ore precedenti allo schianto della Jolly nero contro la torre piloti, il 7 maggio scorso.
”La maledizione è che tutto è avvenuto al cambio turno. Si devono controllare carte e registri e si accendono le luci. Al buio si vede tutto. Ma quando illumini, la luce si riflette sulle vetrate e fai fatica a vedere fuori. In condizioni normali avremmo visto la Jolly Nero avvicinarsi alla torre, avremmo capito per tempo cosa stava succedendo e ci saremmo salvati tutti”.
”Là in cima – racconta il militare – era bellissimo, sembrava di essere alla Nasa. Eppure oggi sono tormentato da tanti piccoli segni che forse erano segnali. Negli ultimi mesi un gabbiano planava tutti i giorni attorno alla torre, passava davanti alle nostre finestre e girava la testa verso di noi. Sembrava triste, come se sapesse qualcosa. Quella sera ho preso il telefonino e ho mandato a mia moglie e mio figlio un messaggio con scritto ‘Vi amo’. Non l’avevo mai fatto”.
Il militare racconta anche i momenti dello schianto e i giorni successivi. ”E’ la fine, ho pensato. Io sono qui e loro no. Questa è la colpa. Non si può spiegare”.