Cronaca

Carceri liguri, Martinelli (Sappe): “Ecco i numeri di una vera emergenza”

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Liguria. Numeri da brividi, quelli delle violenze nelle carceri ligui. Sono quelli che diffonde il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE riferiti agli eventi critici accaduti nel primo semestre del 2013.

Spiega Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del SAPPE: “Da tempo denunciamo l’invivibilità delle carceri liguri per i poliziotti penitenziari, costretti a fronteggiare una violenza sistemica fatta da costanti episodi di criticità. Oggi diamo anche i numeri di queste violenze, perchè le istituzioni sorde ascoltino finalmente il grido d’allarme dei poliziotti e si decidano ad intervenire sulle problematiche liguri. Dal 1 gennaio al 30 giugno scorsi, nella nostra Regione ci sono stati 21 atti di autolesionismo nel carcere di Marassi, 14 a Sanremo, 11 a Spezia, 6 a Pontedecimo, 5 a Imperia, 4 a Chiavari e 2 a Savona. Dodici i detenuti che hanno tentato di togliersi la vita, salvati in tempo dalle donne e dagli uomini della polizia penitenziaria: 3 a Marassi e Pontedecimo, 2 a Sanremo e Spezia, 1 a Chiavari ed Imperia. Pesante anche il numero delle colluttazioni: ben 38 a Sanremo (sintomo di una pessima organizzazione del lavoro e di una altrettanta negativa gestione degli strumenti disciplinari verso i detenuti), 16 a Pontedecimo, 7 a Imperia, 4 a Savona e 2 a Spezia, Marassi e Chiavari”.

Martinelli, che sottolinea anche come le manifestazioni di protesta di detenuti a vario titolo in Liguria hanno visto coinvolti complessivamente 1.003 detenuti – 746 nella rumorosa protesta della battitura delle inferriate e 257 nel rifiuto del vitto fornito dall’amministrazione penitenziaria -, evidenzia che se il bilancio di queste violenze non si aggrava ulteriormente “è grazie alle donne e agli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri liguri. Poliziotti, è bene ricordarlo, i cui organici sono carenti di circa 7mila unità – 400 in meno solo in Liguria – e che mantengono l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato, lavorando ogni giorno, ogni ora, nel difficile contesto penitenziario con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”.