Cronaca

Caccia sospesa, il sindaco di Casanova: “Atto nocivo per l’ambiente: ecco perché”

Caccia, cacciatore

Casanova L. Mentre la Regione promette di dare vita a un provvedimento urgente per far fronte al problema della sospensione del calendario venatorio da parte del Consiglio di Stato, continuano le polemiche che coinvolgono ambientalisti, agricoltori, cacciatori, e rappresentanti politici del territorio.

A dire la sua, questa volta, è il sindaco di Casanova Lerrone, Michael Volpati, che, in qualità di cacciatore, selecontrollore e coadiutore al controllo delle specie nocive, dà un parere più “tecnico”.

“La legge 157/1992 sancisce il diritto del cittadino italiano a cacciare ‘purchè non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica e non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole’ – premette Volpati – Ora, nel nostro paese, l’attività di caccia viene svolta solo a seguito di una capillare ricerca scientifica che, basata sul censimento delle varie popolazioni di selvatici (censimenti ai quali partecipano i cacciatori, e solo i cacciatori con l’ausilio dell’Università di Genova e sotto la guida di esperti tecnici faunistici – nessun iscritto alle associazioni animaliste è mai stato visto alzarsi alle 5 di mattina per camminare tutto il giorno alla ricerca degli ungulati da censire), stabilisce i modi ed i tempi idonei per l’attività venatoria. Il tutto per garantire la conservazione della fauna selvatica, come prevede la legge”.

“Per quanto riguarda ‘il non arrecare danno effettivo alle produzioni agricole’, ci sono norme specifiche che vietano la caccia in aree cintate e coltivate, e ci sono fior di ammende per chi trasgredisce a tali norme – continua il sindaco-cacciatore – Quindi, appurato che la caccia ‘moderna’ è permessa dalla legge, l’accanirsi contro i cacciatori cosa produce? A cosa porta lo stop della caccia per 45 giorni? Oltre a ledere un diritto del cacciatore, porta semplicemente a risultati sfavorevoli per il nostro entroterra: in primis, fermando la caccia, si crea quel ‘danno effettivo alle produzioni agricole’ che la legge sulla caccia vuole evitare, ed il danno non deriva solo dal proliferare indisturbato della specie cinghiale, che nelle nostre colline si riproduce 2 volte all’anno con una media variabile tra gli 8 ed i 16 cuccioli a scrofa, ma anche alle specie capriolo, daino, storno, gazza che, come forse tanti ambientalisti non sanno, sono anche più dannose del cinghiale alle nostre coltivazioni”.

“E, fermando la caccia in questo periodo, si dice addio a tutti i piani di gestione delle specie selvatiche definiti dall’ISPRA (L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), con conseguente sbilanciamento nelle popolazioni (il prossimo anno avremo troppi maschi di daino rispetto alle femmine, ad esempio) o sovrapopolamento (quanti cinghiali ci saranno in più la prossima primavera, con il periodo di caccia dimezzato?). E poi, qualcuno pensa al danno economico che lo stop crea non solo all’industria legata alla caccia, ma anche e soprattutto alle microeconomie dei nostri paesini, dove in inverno bar e ristoranti ‘campano’ solo grazie ai cacciatori?”.

Continua Volpati: “L’importante, purtroppo, sembra tartassare i cacciatori! E chi li tartassa? Persone lontano dalla vita di campagna, persone ignoranti di quello che vuol dire essere un uomo legato al proprio territorio, e di quello che i cacciatori fanno per l’ambiente. I nostri sentieri? Se non ci fossero i cacciatori sarebbero tutti impraticabili. Quanti giorni all’anno i cacciatori dedicano alla pulizia delle vecchie strade, che poi vengono utilizzate da tutti, diventano ippovie, le usano i fungaioli, sono importantissime in occasione di incendi boschivi. E quante volte i teorici delle associazioni ambientaliste che così tanto odiano i cacciatori, si impegnano nella pulizia delle strade. Io, nel territorio del mio comune, non ne ho mai visto. E se si fanno sentire…lo fanno per ordinare, per denunciare, ma non li ho mai visti piegare la schiena o usare il decespugliatore. E tra questi grandi ambientalisti, chi conosce veramente gli animali? Le loro abitudini, il loro habitat. Ben pochi”.

“Ultima considerazione: la gestione della fauna selvatica è affidata dalle legge ai cacciatori – fa sapere il primo cittadino di Casanova Lerrone – Riflettiamo una volta senza pregiudizi, con onestà: chi meglio dei cacciatori ha interesse nella conservazione della fauna? Far sparire una specie cacciabile, o renderla rara, è controproducente per chi va a caccia. Purtroppo una parte della colpa del tanto odio che alcuni nutrono per i cacciatori è da ricercarsi all’interno dei cacciatori stessi, che molto spesso non spiegano in toto cos’è e cosa produce l’attività venatoria in tutte le sue sfaccettature. Ma importante è capire cosa porta oggi cosa può portare una sospensione così lunga dell’attività venatoria per l’entroterra ligure, per il suo territorio, il suo ambiente, la sua vita di tutti i giorni”.