Carcare. Considerato il colpo d’acceleratore sul progetto di insediamento di Toshiba in Valbormida, la Cgil chiede un incontro urgente con soggetti istituzionali e rappresentanti della multinazionale per capire cosa effettivamente porterà quello che, per il colosso nipponico, sarebbe il primo stabilimento manifatturiero in Europa.
Spiega Fulvia Veirana, segretario generale della Cgil savonese: “L’insediamento Toshiba è l’unica opportunità ad oggi nell’orizzonte di Savona, per cui si tratta di un’occasione da coltivare. Si è parlato molto, ma non si conosce ancora il vero progetto dell’azienda sul territorio. E’ fondamentale intanto che Provincia e Regioni che convochino un tavolo, così da fornire gli elementi per capire quali saranno le prospettive occupazionali”.
“La crisi in provincia di Savona continua a mordere, con situazioni gravissime ed espulsioni dal lavoro – prosegue – Occorre sapere, rispetto al lavoro che fa Toshiba, come i lavoratori possano essere riconvertiti per entrare in quel mercato; dopo, ovviamente, servono garanzie affinché i lavoratori ci entrino. Al più presto serve una convocazione specifica su quello che sarà l’impatto di Toshiba, anche per l’indotto”.
Si è stimato che l’arrivo di Toshiba Transmission & Distribution Europe Spa a Carcare possa tradursi in 200 nuovi posti di lavoro, più ricadute economiche di rilievo per l’indotto e in particolare per la Am Stampi di Bragno. Un’autentica boccata d’ossigeno nella crisi nera del tessuto produttivo provinciale. Per metà settembre è prevista la conferenza dei servizi deliberante; l’iter autorizzativo dovrebbe chiudersi entro il 31 ottobre.
“Fino ad ora il protocollo siglato con la Provincia sull’emergenza lavoro non ha dato frutti – commenta Fulvia Veirana – Auspichiamo che in questa circostanza la Provincia voglia giocare un ruolo. Altrimenti chiederemo all’azienda direttamente di aprire la discussione. Io credo che le istituzioni, che tanto hanno fatto per portare qui un’opportunità di questo genere, a partire dalla Regione, si sentano di giocare un ruolo sociale per la ricollocazione dei lavoratori in difficoltà”.
“Sono già stati preventivati corsi di formazione, ma la formazione si fa sapendo bene che tipo di preparazione serve per un’azienda. Vogliamo che i soldi pubblici siano spesi per trovare un’occupazione per quei lavoratori costretti in una specie di limbo” conclude il segretario della Cgil.