Finale L. Aveva arrampicato anche sulle pareti della provincia di Savona. Tito Claudio Traversa, la giovanissima promessa dell’arrampicata sportiva italiana, morto ieri dopo una tragica caduta durante un’arrampicata in Francia, per allenarsi e compiere le sue imprese aveva scelto anche il finalese e l’albenganese. Il ragazzino, originario di Ivrea, a soli 12 anni aveva già ottenuto risultati strabilianti nella sua disciplina di cui era campione italiano e mondiale.
Nonostante la giovane età Tito Traversa aveva già scalato pareti con livelli di difficoltà molto alti, alcune delle quali proprio nella nostra provincia. Come si apprende dalle gallery fotografiche del suo sito, di recente, il piccolo climber aveva scalato i “Nuovi aromi” (grado di difficoltà 8b) sull’Erboristeria di Albenga, in Val Pennevaire, ma anche l’Avaria (7b) nella Falesia del Silenzio a Finale Ligure e “Gilerio” (7c) a Castelbianco.
La passione per l’arrampicata Traversa l’aveva ereditata dal papà Giovanni e, da quando aveva provato a scalare, non aveva più smesso. Il piccolo climber aveva così collezionato record su record diventando uno dei nomi più promettenti della disciplina. Quattro giorni fa, ad Orpierre, in Alta Provenza, la tragedia: Tito si stava allenando con alcuni compagni quando è precipitato da una ventina di metri. L’impatto con rocce e terreno è stato violentissimo e non gli ha lasciato scampo. Dopo tre giorni di coma il cuore del dodicenne ha cessato di battere (i genitori hanno autorizzato l’espianto degli organi).
Secondo quanto accertato finora (la Gendarmerie sta indagando sull’incidente), il climber, che stava scalando con l’attrezzatura di un’amica, sarebbe precipitato per colpa di alcuni moschettoni agganciati male.