Finale L. “Da una nostra indagine risulta invece come vi siano tutta una serie di problemi non risolti: il “piano finanziario” rimane incompleto, il “piano di bonifica” delle aree risulta insufficiente, il “piano del traffico” non convince, la sistemazione dell’argine su sponda sinistra risulta problematico (chi transiterà in Via Dante si troverà la visuale ostacolata da un muro di circa 2 metri e mezzo) e , fatto clamoroso , da qualche giorno è stata depositata presso gli uffici comunali un’esauriente relazione (firmata dalla dott.ssa Elena Dellù – Specializzata in studi storico-archeologici – attuale collaboratrice presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria) che mette in discussione gran parte del nuovo progetto di trasformazione delle aree Piaggio a Finale Ligure. Lo dice l’esponente della minoranza Tiziana Cileto, ella lista civica “Per Finale”, mentre nella sede della Regione Liguria è in corso la conferenza dei servizi.
“Nel documento presentato vengono messi in evidenza alcuni dati mai presi in considerazione in passato, che richiedono un nuovo e diverso approccio al progetto di trasformazione dell’area industriale. In sostanza, attraverso una precisa analisi sulla “valutazione del rischio archeologico del territorio” la dott.ssa Dellù fa presente come nella zona a mare dell’area Piaggio “sia adeguatamente comprovata, da una notevole massa cartografica di cui si dispone a partire dalla metà del XVII secolo, la presenza di installazioni difensive, cortine a terrapieno e bastioni. Non è noto se al momento dell’installazione della fabbrica sopravvivessero ancora tali strutture, tuttavia è altamente probabile che le fondazioni esistessero ancora e che esse siano state alterate o soltanto coperte dalla costruzione della fabbrica. Rimane anche da considerare la possibilità che l’area in questione fosse attraversata da un tratto di viabilità antica a ridosso della costa”.
“La valutazione del rischio archeologico riguarda, inoltre, la proposta progettuale dell’installazione di autorimesse interrate o parzialmente interrate, che nell’area arriveranno a interessare il sottosuolo fino a una profondità di circa tre metri dal livello di campagna, quindi in un ambito stratigrafico molto sensibile” spiega ancora l’esponente di minoranza.
In conclusione, è possibile ritenere che la fascia a ridosso del mare presenti elementi di rischio archeologico “alto”, individuabile dove la cartografia localizza una serie di bastioni che – vista la cronologia più recente – dovrebbero essere vicini alla superficie. Inoltre, si ritiene che anche tutta la porzione a monte dell’attuale Aurelia sia a rischio archeologico “medio-alto”, infatti sono da valutare con estrema attenzione le necessarie opere di bonifica, data la natura inquinata del terreno. Al momento non si sa a quale profondità si dovrà spingere la bonifica, ma si ritiene che – se lo scavo dovesse eccedere gli 80 cm. di profondità – si potrebbe configurare il rischio di intaccare stratigrafie sepolte di interesse culturale” conclude.