Finale L. “Il progetto di recupero delle cave ex Ghigliazza a Finale proposto in passato prevedeva un massiccio ripascimento della spiaggia delle “Arene candide” con materiale proveniente dalle stesse cave retrostanti. Oggi si apprende con soddisfazione che questo intervento non sarà effettuato e che il beach-rock non verrà distrutto”. Soddisfazione da parte dei Verdi finalesi dopo l’esame dello Studio di Impatto Ambientale (SIA) proposto al Consiglio Comunale, che evidenzia la necessaria tutela dei Siti di Interesse Comunitario (SIC marino del “beach-roch e SIC della Caprazoppa).
I Verdi finalesi hanno evidenziato da molto tempo il delicato problema della tutela delle spiagge fossili denominate “beach rock”, che dal promontorio della Caprazoppa si estendono fino a Borgio Verezzi e relative agli importanti habitat che caratterizzano tutte le spiagge fossili dell’area finalese.
“Il beach rock è una formazione rocciosa sottile e allungata che, nell’area di ponente, è presente dalla riva fino a circa due metri di profondità e si è formata in circa tremila anni, grazie all’infiltrazione di grandi quantità di acque dolci ricche di carbonato di calcio provenienti dalle rocce calcaree. Il beach rock ospita un’associazione importante di numerose specie animali, tra questi la ricomparsa della “Sabellaria alveolata” (detta comunemente “vermello”), una volta molto conosciuta dai pescatori che la utilizzavano come esca. Inoltre, nelle spaccature e negli anfratti di questo importante habitat marino vivono e si riproducono ben 43 specie di pesci: boghe, sugarelli, saraghi, cernie, ecc., oltre a madrepore e anemoni di mare” sottolinea il portavoce dei Verdi Gabriello Castellazzi.
“Il beach rock rappresenta un’importantissima area di ripopolamento del nostro mare sempre più povero, e per questo motivo deve essere assolutamente salvaguardato. Il nuovo progetto va nella giusta direzione quando rispetta in modo completo il SIC della Caprazoppa: sito eccezionale per motivi paesaggistici e scientifici, per le notevoli varietà di habitat mediterranei, con specie animali e vegetali rare o esclusive” aggiunge ancora l’esponente dei Verdi.
“E’ auspicabile, quindi, che nelle fasi di miglioramento del progetto venga mantenuto il giusto rapporto tra la parte naturale esistente sul promontorio e le aree da rinaturalizzare con opere di ingegneria ambientale. Per questo si condivide la proposta, avanzata da altre associazioni ambientaliste, di creare una vasta fascia verde che dal “glory hole” raggiunga la Torre Colombara. I sentieri naturali che si verrebbero a creare sarebbero di grande richiamo turistico in quanto collegati con il resto del promontorio e con l’area archeologica delle Arene Candide” conclude Castellazzi.