Albenga. Il “Progetto colore” per il recupero del centro storico, varato dal consiglio comunale lo scorso settembre, fa storcere il naso a storici, associazioni locali e perfino a ingauni doc del calibro di Antonio Ricci.
A partire dall’Istituto internazionale di Studi Liguri, si evidenziano scelte che stonano con la storia e le caratteristiche peculiari di uno dei centri storici più caratteristici della Liguria, fino alla fiondata del papà di Striscia la Notizia che, tramite i Fieui di Caruggi, fa sapere: “Apprezzo l’entusiasmo con cui si cerca comunque di migliorare e di rendere più attraente il centro storico, ma bisogna riscoprire e recuperare con orgoglio le nostre vere radici e non cercare innaturali forme di ibridazione. Non sarebbe giusto sentire esclamare , come davanti a certi ‘nuovi’ e vistosi fiori: ‘Che bello, sembra finto!’.
E oggi, ad intervenire, sono proprio i fieui che scrivono: “Volendo usare la fionda in estrema sintesi il nostro giudizio potrebbe essere questo: Albenga non è Portovenere! Ma preferiamo, per l’amore che abbiamo per Albenga e per i legami che ci fanno sentire il centro storico parte importante della nostra vita, evitare spunti troppo polemici ed essere anche propositivi. Senza entrare nel merito della relazione storico-urbanistica che accompagna la stesura del suddetto Piano e che contiene, in ogni caso, evidenti e macroscopici anacronismi ed errori, ci preme sottolineare che il centro storico di Albenga non può essere trasformato in un borgo marinaro, perché non lo è mai stato”.
“Vedere dentro le mura tanti begli edifici perfettamente intonacati e soprattutto dipinti a tinte vivaci può appagare l’occhio del visitatore frettoloso e distratto, ma non favorisce certo lo sviluppo del turismo culturale cui Albenga giustamente aspira – continuano i Fieui – Un ‘Piano del colore’ per il centro storico ingauno dovrebbe rifarsi a modelli esistenti, quali Spello, Ferrara, Todi, Siena… non ai borghi marinari (bellissimi) della riviera di levante o a nuovi moderni agglomerati turistici della vicina Francia”.
“Dovrebbe privilegiare le superfici irregolari, il recupero delle tinte e dei particolari preesistenti, le tecniche di velatura, tamponatura, spugnatura – dicono ancora i monelli di Albenga – Anche per evitare un contrasto brutale con le torri, le chiese, il battistero. Recentemente l’orafo albenganese Rodolfo Buffa ha realizzato, su idea dell’architetto norvegese Ole Wiig, un meraviglioso gioiello riproducente la piantina del nostro centro storico. Ecco vorremmo che si partisse da questo concetto: la città vecchia è un gioiello e come tale va maneggiato: con cura, con gli attrezzi giusti, con i materiali adatti e da mani esperte. Non si può giocare con un gioiello così prezioso, perché rischieremmo di non lasciarlo più in eredità a nessuno. Questo non significa che il centro storico albenganese non abbia bisogno di interventi”.
“Anzi questi sono necessari ed urgenti: un ‘Piano colore’ rivisto e adatto alla storia della città, un arredo urbano adeguato, l’eliminazione delle antenne televisive e telefoniche poste addirittura sulle torri medioevali, la sistemazione degli orribili cavi ed impianti volanti, la pulizia e l’ordinaria manutenzione, la regolamentazione sul tipo di insegne e dehors. E soprattutto occorre l’impegno di tutti, amministratori, residenti, commercianti, ospiti nel salvaguardare e difendere una struttura urbanistica e architettonica giunta a noi da epoche lontane perché è un bene comune, un patrimonio dell’umanità” concludono i fieui.