A Savona “approccio sociale per persone fragili in condizioni di criticità-dimissioni protette”

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Savona. “Approccio sociale per persone fragili in condizioni di criticità-dimissioni protette”. E’ il progetto sperimentale è promosso da Regione Liguria, Distretto Sociosanitario n. 7 Savonese e Asl n. 2 Savonese e permette ai residenti dei Distretti sanitari Savonese e Bormide di avere gratuitamente per un mese assistenza a domicilio a seguito di dimissioni ospedaliere

Si tratta di una sperimentazione regionale su 5 presidi ospedalieri, uno per ciascuna Conferenza dei Sindaci, che nel nostro caso interessa l’Ospedale San Paolo di Savona; la sperimentazione è finanziata da risorse di matrice sociale ma con un chiaro obiettivo di carattere socio-sanitario.

Il progetto mira infatti a ridurre il numero (ovvero la durata) dei ricoveri ospedalieri definibili come impropri, intercettando e valutando precocemente, entro massimo 48 ore, le persone “fragili” che accedono al Pronto Soccorso, o che sono già ricoverati, per garantire loro la necessaria continuità assistenziale sostenendo la dimissione e il rientro a casa con un adeguato supporto, anche al fine di prevenire re-ricoveri: le attività interessano i residenti nei Comuni del Distretto Sociosanitario Savonese e sono estendibili ai residenti nel territorio del Distretto n. 6 delle Bormide.
Ai pazienti che accederanno al progetto verranno offerte prestazioni gratuite di assistenza tutelare temporanea a domicilio, per la durata massima di trenta giorni, mediante l’attivazione di Assistenti Familiari regolarmente assunte dai pazienti/utenti secondo le normative vigenti.

Le prestazioni degli/delle assistenti familiari sono finalizzate al superamento di uno stato di bisogno e/o difficoltà, al sostegno e aiuto ai familiari nella assistenza degli utenti, al mantenimento degli assistiti nel loro ambiente di vita, e ove possibile, alla loro integrazione sociale.

La gestione degli aspetti funzionali, legati alle procedure amministrative e burocratiche e all’organizzazione dei servizi, è affidata ad un Soggetto Imprenditoriale, individuato nell’ambito del terzo Settore, mediante procedura ad evidenza pubblica.

L’utente e/o la famiglia potranno scegliere liberamente, accedendo ad apposito Registro predisposto dal Soggetto Imprenditoriale, l’assistente familiare con cui stipulare il contratto di assistenza tutelare, potendo scegliere fra almeno tre operatori immediatamente disponibili.

I pazienti valutati dagli infermieri di triage in condizione di fragilità verranno indirizzati al c.d. Nucleo di Assistenza Tutelare Temporanea -NATT, composto a livello ospedaliero dal bed manager, nella fattispecie infermiere caposala, e dall’Assistente Sociale.

Compito del NATT è verificare la condizione di criticità del paziente, attraverso appositi test socio-sanitari, con i quali viene stabilito il bisogno assistenziale del paziente e la tipologia di copertura giornaliera al domicilio da parte dell’Assistente Familiare attribuibile (6/12 ore/die o convivenza). A seguito della valutazione, il NATT proporrà al paziente e/o ai familiari l’adesione al programma.

Per coloro che decideranno di avvalersi degli interventi, il NATT ospedaliero trasmetterà la segnalazione e la valutazione all’Assistente Sociale referente distrettuale che provvederà all’attivazione del soggetto imprenditoriale, con conseguente abbinamento fra Assistente Familiare e paziente, dando quindi corso al trasferimento del paziente al proprio domicilio.
Il NATT come sopra articolato, è integrato funzionalmente da un Assistente Sociale individuata dal Distretto Sociosanitario e da un Geriatra Territoriale del Dipartimento Cure Primarie, che garantiscono il necessario collegamento con i servizi degli Ambiti Sociali, i MMG e i servizi sanitari territoriali e con il soggetto imprenditoriale che gestisce l’organizzazione degli interventi al domicilio.

Al termine del periodo di assistenza gratuita, della durata di un mese, i pazienti/utenti potranno decidere se fruire ulteriormente del servizio in base alle loro esigenze; in caso di prosecuzione, gli oneri relativi all’apporto dell’Assistente Familiare saranno a carico diretto del paziente, che potrà inoltre avvalersi del supporto amministrativo e gestionale del soggetto imprenditoriale, a fronte di un modesto contributo mensile.

Dichiara Lorena Rambaudi, Assessore alle Politiche Sociali, Terzo Settore, Cooperazione allo Sviluppo, Politiche Giovanili e Pari Opportunità della Regione Liguria: “Grazie ad un bando del Ministero del Welfare, la Regione Liguria nei mesi scorsi ha stanziato circa 1,2 milioni di euro per politiche di sostegno verso le persone fragili. Dopo i primi positivi risultati dell’avviata sperimentazione in sanità riferita all’Ospedale San Martino di Genova, con una riduzione della degenza media e con grande soddisfazione delle famiglie che non si sentono abbandonate o lasciate sole in un momento così delicato dopo un ricovero ospedaliero, la Regione Liguria ha deciso di estendere questa sperimentazione ai cinque Comuni capofila in Conferenza dei Sindaci (Sanremo, Savona, Genova, Chiavari e La Spezia). L’obiettivo principale è quello di evitare ricoveri lunghi ed inappropriati ed accompagnare le dimissioni del paziente dall’ospedale attraverso un supporto domiciliare di un mese con una badante, che verrà pagata dalla Regione.

Si tratta di un contributo prezioso per la famiglia, sia dal punto di vista economico che da quello assistenziale. Questa sperimentazione, che permetterà di seguire ed assistere tra i 500 ed i 700 pazienti in Liguria, rappresenta la volontà di integrazione sociale e sanitaria e dei percorsi di continuità assistenziale tra ospedale e territorio”.

Dichiara Isabella Sorgini, Presidente Distretto Sociosanitario n. 7 Savonese: e Assessore Promozione Sociale Comune di Savona: “Si tratta di un’importante opportunità che abbiamo voluto estendere anche ai residenti del distretto n.6 della Val Bormida, non solo a quelli del n.7 savonese; il progetto è molto significativo per il doppio aspetto sanitario e sociale, infatti spesso la persona dimessa torna in uno stato di patologia perché non è in grado di rispondere a bisogni primari legati alla cura di se stesso”.

Dichiara Flavio Neirotti, Direttore Generale ASL n.2 savonese: “E’ un progetto molto importante perché si integra con le azioni già promosse dal Distretto n. 7 e perché rientra appieno nell’ambito delle nostre iniziative volte ad assicurare un ricovero appropriato, evitando così il ricovero non necessario per motivi clinici ma per il contesto socio-famigliare ed assicurando anche dimissioni protette, cioè presso il domicilio del paziente cui viene offerta assistenza”.

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