Nuova impresa dei camminatori Peretti, Terravecchia e Bertelle: partiti da Roma, sono giunti a Santa Maria di Leuca

Peretti, Terravecchia e Bertelle

Toirano. L’ormai collaudato trio Beppe Peretti, Simone Terravecchia e Eugenio Bertelle, che nel 2010 si era reso protagonista del cammino di Sigerico lungo la via Francigena, da Canterbury sino a Roma, con un viaggio lungo due mesi e oltre 2.000 km, ha completato recentemente il secondo tratto da Roma a Santa Maria di Leuca, con un percorso di circa 1.000 km.

I tre camminatori erano stati premiati dal Comune di Toirano, lo scorso autunno, con una medaglia d’argento per il cittadino toiranese Peretti, classe 1947, per il suo impegno civico e per le imprese podistiche, mentre Terravecchia (classe 1956) e Bertelle (classe 1951), rispettivamente residenti a Vendone e a Campodarsego, avevano ricevuto un’attestazione di merito da parte del sindaco toiranese Silvano Tabò.

Il cammino attuale è stato nuovamente seguito dal Comune di Toirano con pubblicazione di immagini e commenti dei camminatori sulla pagina di Facebook dedicata all’impresa. Le tappe sono state serrate, a volte oltre 45 km al giorno, e così l’arrivo in anticipo sulla tabella di marcia è stato la logica conseguenza.

Partiti il 13 aprile scorso da piazza San Pietro, hanno percorso l’Appia antica, transitando per Artena, Ferentino, Veroli: paesi suggestivi, abbarbicati in alto sui colli della Ciociaria, per arrivare ad Anagni, una delle storiche città dei Papi e, prima di lasciare il Lazio, in due autentiche perle di quella zona: l’Abbazia di Casamari, splendido esempio di architettura cistercense, dove hanno assistito all’ora terza dei frati con i canti in gregoriano, e l’Abbazia di Montecassino, ricostruita dopo il bombardamento del 1944, con ai suoi piedi gli oltre 1000 Caduti del Cimitero polacco.

Proseguendo nel cammino, hanno incontrato gli allevamenti di bufale, segnale inequivocabile dell’arrivo in Campania, dapprima nel Casertano, dove, passando per Solopaca, sono giunti a Benevento, con i suoi storici monumenti: Santa Sofia, fondata dai Longobardi, la Cattedrale, San Francesco e soprattutto l’Arco di Traiano, i cui bassorilievi sono un autentico libro di storia e la cui presenza ricorda che, in questo tratto, la Francigena ripercorre la via Traiana, cioè la grande arteria romana che da Benevento raggiungeva Brindisi.

Attraverso l’Appennino hanno lasciato la Campania per entrare in Puglia e arrivare, giovedì 2 maggio, nel primo pomeriggio, a Bari; una visita alla sua Cattedrale, alla chiesa di San Nicola, meta nel Medioevo di grandi pellegrinaggi e oggi simbolo di collaborazione tra diverse fedi, nella sua grande cripta difatti si alternano quotidianamente le funzioni religiose di vari gruppi cattolici, ortodossi e protestanti.

Da Bari, per un po’ i tre amici hanno tenuto la costa, passando in paesi grandi e gradevoli, caratterizzati da centri storici ordinati e ben tenuti, dove domina il colore bianco, ricchi di antiche chiese e palazzi ancora funzionali: Mola, Monopoli, e soprattutto Polignano, il paese di Domenico Modugno, appollaiato su una grossa falesia a picco sul mare. Di qui una lunga tappa (46 km) che si sviluppa prima lungo il mare e poi nell’entroterra li ha portati a Ostuni, che spicca bianchissima su un basso colle e dove, appena sotto, si trova il convento della Comunità monastica di Bose, fondata da Padre Enzo Bianchi, che offre accoglienza e aiuto spirituale a quanti lo richiedano, siano essi cristiani o di altre fedi, credenti o non credenti.

Da Ostuni, costeggiando il mare, hanno raggiunto Brindisi, in battello hanno attraversato il canale del porto e si sono inoltrati nella città vecchia, dove un’alta colonna romana annuncia la fine dell’Appia Antica e dove, la chiesa rotonda di San Giovanni al Sepolcro, ricorda i templi di Gerusalemme. Usciti da Brindisi hanno percorso un itinerario che attraversa continui e vasti uliveti, con i loro alberi plurisecolari, enormi e contorti che, in questa stagione, sono arricchiti da una intensa fioritura. Fra questi alberi spicca sovente una pajara o casedda, cioè una caratteristica costruzione in pietra a secco, il più delle volte rotonda ma anche quadrata, usata come ricovero o magazzino, e tipica della zona mediterranea, come quelli presenti nel nostro Ponente Ligure.

Riprendendo il cammino sono giunti a Lecce, la capitale del Barocco: la Cattedrale, Sant’Irene e soprattutto Santa Croce ne sono la conferma. Da Lecce continuando negli uliveti, con pajare e muretti a secco a volontà, intervallati ogni tanto da coltivazioni di grano e verdure, sono arrivati al mare di Otranto, antico porto per l’Oriente e per la Terra Santa: un mare incantevole, un possente castello aragonese e la Cattedrale, con il suo famoso Albero della Vita, cioè un mosaico che racconta la storia dell’umanità, così vasto da occupare l’intero pavimento della chiesa, con la Cappella contenente i resti degli 800 Martiri trucidati dai turchi invasori perché non avevano rinnegato la loro fede.

Lasciando Otranto sono ritornati negli stradelli di uliveti, toccando i vari piccoli centri dell’entroterra, Uggiano, Tricase, Gagliano e, passo dopo passo, hanno raggiunto la loro Finibus Terrae, la meta finale: il Santuario di Santa Maria di Leuca, alto e dominante sul mare sottostante, vertice dell’estrema propaggine italiana verso Gerusalemme.

Qui è terminato il loro cammino, domenica 12 maggio. In quest’armonia fra cielo, terra e mare rappresentata dal Capo di Santa Maria di Leuca, termina con la stanchezza di oltre 1000 km percorsi in 30 giorni ininterrotti, termina con la serenità e la soddisfazione di aver portato a termine una nuova impresa.

“Come amministrazione toiranese, siamo rimasti in contatto, lungo tutto il cammino, con Beppe, Simone ed Eugenio. E’ stato un altro percorso ricco di storia e di religiosità, caratterizzato nuovamente da quella forza di volontà e da quell’amicizia che ci avevano appassionato già nel tragitto da Canterbury a Roma” ha dichiarato il presidente del consiglio comunale, Fulvio Panizza, che ha mantenuto i contatti con i tre amici.