Liguria. “Slow Fish è un momento in cui discutiamo di cose importanti e di sostenibilità”. Lo ha sottolineato il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando presentando la prossima edizione di Slow Fish in programma dal 9 al 12 maggio al Porto Antico di Genova e ricordando l’intervento nel 2011 del commissario europeo Maria Damanaki sulla regolamentazione della pesca.
“Dopo molti anni Slow Fish torna al Porto Antico – ha proseguito Burlando -. Una scelta giusta per ragioni economiche e per il rapporto più stretto con la città. Il Porto Antico compie 21 anni della sua nuova era e rimane una realtà viva in continua crescita, che contribuisce al rilancio turistico in un momento molto delicato per la nostra economia. Una realtà che, dopo l’arrivo di Eataly, dello Science Center e di Slow Fish, si arricchirà con il ritorno della Nave Italia e della nuova vasca dei delfini all’Acquario”.
“Slow Fish rinsalda il rapporto decennale di consuetudine e di amicizia con Slow Food, un’organizzazione che ha fatto moltissimo per ripensare il modo in cui l’uomo si rapporta con il cibo e da cui abbiamo imparato tanto” ha concluso il presidente.
“Noi italiani ci crediamo dei buongustai ma in realtà cuciniamo solo 10 specie di pesce mentre nel Mediterraneo quelle commestibili sono 300, più alcuni crostacei e molluschi”. Lo ha detto Silvio Greco, presidente del comitato scientifico di Slow Fish presentando la rassegna in programma a Genova.
“Limitandoci a catturarne una decina mettiamo sotto stress un delicato equilibrio e rinunciamo a un’ampia varietà di gusti – ha aggiunto Greco -. Nonostante tante risorse, i pesci più diffusi sulle nostre tavole sono branzino, orata e rombo, soprattutto quelle allevate. Senza parlare poi che nelle mense si cucinano filetti di pesce persico che pensiamo siano allevati in Italia e invece vengono dal Lago Vittoria, in Africa. O del pangasio, allevato nelle acque non sempre cristalline dei fiumi del Sudest asiatico”.