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Provincia, sfiducia a Parodi “rimandata” dal Pdl. “Prenderò atto delle decisioni, ma l’assassinio politico è già stato perpetrato”

Provincia. Il Pdl ha respinto la mozione di sfiducia del Partito Democratico al presidente Stefano Parodi, condannato in primo grado per corruzione per la vicenda che risale al suo mandato da sindaco ad Albissola. Il partito berlusconiano non ha dato l’accordo al nome di Giancarlo Garassino, dell’Udc, quale sostituto di Parodi. Affossata 12 a 10, quindi, l’iniziativa.

Nel successivo consiglio di Palazzo Nervi il Pdl presenterà una nuova mozione di sfiducia, con diversa motivazione e individuando il nome di un successore alla presidenza. La pratica slitta quindi di una ventina di giorni.

A chiedere la sfiducia nell’attuale seduta è stato il Pd insieme all’Udce e al Gruppo Misto. “Un passo indietro dovuto” ha spiegato Marco Russo, capogruppo dei democratici. Con l’avvio del caso giudiziario il Pd ha chiesto a Parodi di dimettersi, ma quest’ultimo ha sempre rifiutato perché, in caso di assoluzione in appello, potrà chiedere i danni ai propri accusatori che gli hanno fatto perdere gli emolumenti; se invece lasciasse l’incarico spontaneamente non potrebbe avanzare richieste di risarcimento.

Così Stefano Parodi nel suo intervento, ai colleghi: “E’ un problema vostro, che comprendo, ma non mio. Io ho vissuto le pratiche e conosco quali sono stati i miei comportamenti. Di fronte a prove solo indiziarie, giudici e pm, che ritengo persone assennate, hanno preso in questo caso un’enorme cantonata. So per certo di non essere stato corrotto né di aver mai preso una tangente. Ho sempre operato con trasparenza nell’esclusivo interesse di Albissola”.

“Non ho ancora compreso quale sia stata la mia colpa da sindaco – ha proseguito lo sfogo – Al costruttore non è mai stata data un’agevolazione. Né si capisce come un singolo sindaco possa pilotare l’andamento di un’intera pratica, al quale partecipano molti soggetti. Non è giusto che un amministratore pubblico viva nel terrore che qualche magistrato intervenga nel suo operato. E’ ovvio che la magistratura debba fare il suo dovere combattendo con tutti i mezzi la corruzione, ma libera dal pregiudizio”.

“Mi presento qui senza vergogna perché non ho nulla da nascondere. La decisione del consiglio mi interessa relativamente: l’operazione di assassinio politico è già stata perpetrata. Se deciderete per la mia sostituzione, ne prenderò atto e continuerò a lavorare serenamente. Il nuovo presidente, chiunque esso sia, avrà importanti responsabilità. La sentenza verrà ribaltata in secondo grado, e potrà ridarmi l’onore e la dignità che mi compete” ha concluso Parodi.