Savona. I finti contratti di lavoro e quindi il “lasciapassare” per l’Italia costavano dai 5 ai 10 mila euro. Queste le cifre chieste agli extracomunitari dall’organizzazione stroncata dalla polizia di frontiere marittima di Savona, che ha portato all’arresto dell’ex presidente provinciale della Fips (Federazione pesca sportiva) Raffaella Cervetto, 43 anni. In carcere anche tre stranieri: i due tunisini, Farhat Aloui e Mahjoub Bejaoui, e l’albanese, Gentian Sabliqi.
La donna e l’uomo albanese, con il supporto linguistico e logistico degli altri due, avrebbero agevolato l’arrivo degli immigrati attraverso contratti di lavoro fasulli. Spiega il vicequestore Annalisa Bassi, dirigente Polmare: “Al momento sono state arrestate domenica in flagranza di reato tre persone, un cittadino albanese e due tunisini, e ieri l’italiana Cervetto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal dottor Fois. Il titolo del reato è rilevante, grave e particolarmente odioso: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
L’indagine è stata laboriosa. “Dai riscontri – prosegue – è emerso che queste persone, in maniera occasionale ma in concorso, si adoperavano per far entrare extracomunitari sul territorio simulando assunzioni fittizie. Presentavano alle Prefetture di riferimento una documentazione che poi si è rivelata essere falsa”.
Sono quindici gli stranieri sui quali gli investigatori stanno svolgendo controlli, per chiarire le loro posizioni. Nove (sei tunisi e tre del Bangladesh) sarebbero stati agevolati da Raffaella Cervetto con istanze alla Prefettura di Cuneo, gli altri dall’albanese attraverso l’Ufficio Territoriale di Savona.
La donna si presentava come titolare del ristorante “La maison des Alpes” di Prato Nevoso (che ora sta per chiudere) e dichiarava che avrebbe assunto cuochi, aiuto cuochi, camerieri e lavapiatti. Il cittadino albanese diceva invece di essere il titolare della discoteca “Matrix” di Cairo, promettendo la messa in regola di personale per il locale. I due avrebbero incassato i “corrispettivi” per la “simulazione” attraverso Money Transfer. Le domande per il rilascio dei nulla osta agli immigrati risalgono all’ottobre del 2012.
Il vicequestore Bassi aggiunge: “Le quattro persone che si spartivano questo genere di lavoro ricevevano somme di denaro. Agli extraunionisti che volevano venire in Italia veniva chiesta una somma che andava dai 5 ai 10 mila euro, che poi i soggetti dell’organizzazione si dividevano. Stiamo cercando di identificare con maggiore precisione i vari ruoli”.
“Sicuramente – conclude – l’albanese e l’italiana erano i promotori presso gli uffici pubblici, impegnandosi a simulare l’assunzione, mentre gli altri sono figure minori che facevano da collegamento con gli altri che facevano ingresso nel nostro Paese”.
Già domani mattina Raffaella Cervetto (che sarà assistita dall’avvocato Francesco Giusto) dovrebbe essere interrogata dal gip del tribunale di Savona.







